27.7.11

Dai "Quaderni" di Leonardo Sciascia. Omaggio a Kruscev (L'Ora, 24 ott. 64)

Nikita Kruscev
Di Giovanni XXIII un nostro poeta ha detto che aveva reso visibile la santità. Di Kruscev, ora scomparso dalla scena politica, si può dire che aveva reso visibile il comunismo: demisticizzandolo, portandolo a misura di quello che gli inglesi dicono senso comune e noi italiano buon senso.
Lo aveva volgarizzato: e nel senso per cui si dicono volgarizzamenti le traduzioni dei sacri testi nella lingua viva, e nel senso di un personale comportamento popolaresco-volgare nel più proprio significato. E aveva tentato di sottrarlo ai fantastici: a quelli che, da dentro lo custodivano; e noi quelli che, da fuori, lo combattevano. Attraverso lui, l’uomo della strada aveva cominciato a capire che la rivoluzione russa, la rivoluzione comunista, era, come già la rivoluzione francese, patrimonio di tutta l’umanità.
Quali che siano stati i suoi errori, i suoi cedimenti, le sue avventatezze, è certo che il suo disegno era grande e che ha saputo gettare le fondamenta di un mondo cui tutti gli uomini aspirano. E di ciò è segno la inquietudine, lo smarrimento, che la sua destituzione ha provocato in buona parte del mondo.

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