26.7.11

Emma Marcegaglia e le corruzioni del dottor Antonio.

Grazie a Paolo Lupattelli, che ne ha diffuso la nuova tra i suoi amici di fb, scopro che la Marcegaglia S.p.a. di Ravenna è stata condannata nella causa con la Fiom Cgil a proposito delle condizioni dei nuovi assunti. Benissimo. Forse non a tutti sono note le vicissitudini giudiziarie di Antonio Marcegaglia, amministratore delegato del gruppo e fratello della sorella confindustriosa. Ne approfitto per riprendere, lievemente aggiornato, un passaggio di un mio vecchio post che tratta la vicenda. Mi serve anche per suggerire la lettura un libro utilissimo di questi tempi. La sacrosanta indignazione contro la “casta” dei politicanti rischia infatti di nascondere che tra i succhiasangue del popolo lavoratore ci sono, e in prima fila, spesso anche più dei politicanti, i manager pubblici e privati e i “capitani” d’industria che hanno mandato e continuano a mandare a picco l’Italia.

Antonio ed Emma Marcegaglia
Nel 2009 i giornalisti Meletti e Dragoni, nel loro libro La paga dei padroni, ponevano la questione morale a “lor signori”, quelli che, crisi o non crisi, si assegnano compensi da nababbo, quelli che delocalizzano, licenziano, comprano, vendono e in questi tortuosi giri continuano a lucrare appannaggi regali, profitti, rendite, liquidazioni e benefit. In chiusura del libro ricordavano a lady Confindustria un evento recente. Una settimana prima dell’ascesa al vertice confindustriale della signora Emma il fratello di lei, il socio alla pari, che con lei condivide la guida della Marcegaglia S.p.a., patteggiando la pena per corruzione, vuotò il sacco con i giudici : aveva pagato una grossa bustarella a un manager pubblico, per comprare a prezzo stracciato una società dell’Enipower. “Ci tenevo molto” – disse per giustificarsi. Appena insediata in Confindustria, madame Emma tuonò: caccerò via dalla nostra associazione gl’imprenditori che pagano il pizzo alle mafie. Giustissimo: l’imprenditore non può farsi complice delle organizzazioni criminali, deve resistere alle pressioni anche se corre seri rischi. Ma quelli che, senza alcuna minaccia per la propria pelle e le proprie sostanze, corrompono i pubblici funzionari e da impuniti lo confessano in Confindustria ci possono restare? Emma Marcegaglia non risponde. Evidentemente essa considera moralmente disdicevole il “bunga bunga” e intollerabili i privilegi della “casta”, ma il “magna magna” dei padroni e dei loro amici bustarellari (politici o funzionari che siano) non la disturbano più di tanto. (S.L.L.)

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