25.8.11

La sorella di San Silvestro (di Serafino Amabile Guastella)

Il raccontino che segue è tratto da Le parità e i conti morali dei nostri villani del barone siciliano Serafino Amabile Guastella (Chiaramonte Gulfi 1819 – Modica 1899), demologo e studioso del folclore. La leggenda è narrata come esemplare della villanesca misoginia. (S.L.L.)
Serafino Amabile Guastella
San Silvestro aveva una sorella: un vero cancro, una di quelle donnacce che volgono in beffa i sette Sacramenti, e accarezzano i sette peccati mortali. Né eran valse ammonizioni e minacce, né valso il timor dell’inferno, né le sante prediche del fratello pontefice.
San Silvestro, che per ostinazione non la cedeva a uno svizzero, volendo finirla una volta per sempre, un giorno senza molti preamboli le avvince le ginocchia con una pastoia di ferro  e le dice: Vediamo se hai ancora grilli pel capo! Ma i grilli non li dimise, né la pastoia fu rimedio. Il papa si incaponì maggiormente: e un bel giorno la chiuse in una stanzina e le murò porte e finestra, tranne un angusto foro, donde le veniva sporto il cibo della giornate: eppure per quel foro l’incontinenza entrava ed usciva come una gattina di casa. Il povero papa si morse un dito e sclamò: Ah, se non fossi papa!... Come vorrei strozzarla di cuore!... Ma perciò non volle dargliela vinta, e dopo aver escogitato un mezzo migliaio di rimedi si attenne a quello eroico di caricarsela sulle spalle giorno per giorno, e aggirarsi per le campagne deserte, dove non comparisse vestigio di uomo. E non di meno una volta… e su le stesse spalle del Santo… e senza ch’egli se ne accorgesse.

Postilla
Una nota a piè pagina spiega: “Ho soppresso tutte le peculiarità rozzissime della leggenda” e rinvia alla nota E in fin di libro, nella sezione ove sono raccolti con le loro parole gli apologhi e le storielle dei “villani”. Ivi si può leggere: “Mi riesce difficile trascrivere in dialetto e nel modo come mi venne narrata la storia di San Silvestro, tanto è piena di sudicerie stomachevoli”


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