26.8.11

Le frittole palermitane (di Lorenzo Sandano)


Frittole al Mercato del Capo

Mi sono imbattuto in un bel sito gastronomico-fotografico che si chiama “Scatti di gusto” (http://www.scattidigusto.it/ ). Passa anche in rassegna anche ristoranti e osterie e in questi casi il rischio della pubblicità mascherata è sempre in agguato. Ma da qualche riscontro (pochi, ovviamente) ho trovato le recensioni affidabili e non viziate da acritica piaggeria. Ho apprezzato inoltre l’attenzione speciale al meridione d’Italia e alla Sicilia e gli itinerari mangerecci poveri. Magnifico mi è parso in particolare un viaggio per mercati e quartieri storici alla ricerca del vero street food  palermitano (ma perché chiamarlo street food  in un testo in italiano? non va bene “cibo di strada?), postato pochi giorni fa e firmato da Lorenzo Sandano. E’ da lì che riprendo questo brano sulle frittole e le due foto che lo corredano. Unica obiezione: dubito che oramai siano “molti” i palermitani che conservano questa abitudine alimentare. Palermo è una grande città ma temo che, nelle generazioni più giovani, siano in pochi ormai gli apparati digerenti in grado di reggere questa specialità. La colpa non è invero delle frittole, ma degli attentati che l’industria dei consumi alimentari di massa compie sui mangiatori umani fin dalla più tenera età. Per cui gli stomaci adulti o non sono avvezzi a queste belle sfide o sono addirittura totalmente fottuti.
Credo sia giunto il tempo di salvare dalle “merendine”, dalle “patatine”, dagli “hamburger” eccetera i nostri nipoti e pronipoti, onde riguadagnare loro il “diritto alla frittola”. (S.L.L.) 
Frittole a piazza Kalsa
Una specialità da strada che avevo mancato l’anno scorso e mi ero proposto di assaggiare è la strepitosa “frittola“. Capita spesso, nei vecchi mercati, di imbattersi in gruppi di persone vocianti intorno ad un cesto coperto di stracci. Qualcuno estrae a mani nude qualcosa che poggia su della carta oleata e la porge: vi siete imbattuti nei frittolari. La frittola è una preparazione che si fa risalire al ’500, derivata da una particolare lavorazione degli scarti di macellazione del vitello (pezzetti di carne e piccole cartilagini staccate dalle ossa), bolliti e poi fatti rinvenire friggendoli nello strutto (“saime”). Riposta caldissima in un apposito cesto di vimini (il panaro), viene infine insaporita con spezie profumate come alloro, zafferano, pepe. Per molti palermitani la frittola, sostituisce di mattina il cappuccino, o l’aperitivo prima del pranzo.

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