7.9.11

Partecipazione e autogoverno (di Sergio Garavini)

Ripensare l’illusione, il libro che Sergio Garavini pubblicò nel 1999 e da cui è tratto il brano che segue, nacque con l’intenzione di stimolare un dibattito, di aprire un confronto vero, di superare una frammentazione esiziale. Garavini era a quel tempo impegnato nella Associazione per la sinistra nata con l’intento di recuperare elementi fondamentali di democrazia e creatività rivoluzionaria. La malattia mortale che l’anno dopo lo colpì ha trasformato il libro in una sorta di testamento politico. Il discorso muove dall’idea che non si dà socialismo senza il primato della società sulle forze economiche e sulle istituzioni politiche e che è la partecipazione di base, l’autogoverno la chiave di un nuovo socialismo. E’ – in fondo – il perno intorno a cui aveva ruotato tutta la sua ricerca di sindacalista e di comunista. (S.L.L.)
Problema decisivo della democrazia è la partecipazione. L’ampiezza e la penetrazione nella società dei processi di partecipazione, come si traducono in autogoverno e gestioni sociali, come potrebbero sostituire e condizionare le strutture e le gestioni istituzionali e tendere al superamento dei limiti burocratici e di rappresentatività delle istituzioni.
Ai suoi esordi il movimento operaio, nella sua anima socialista come in quella anarchica e libertaria, si è identificato nella ricerca di una soluzione a questo problema. Ma tale identità è come svanita nel tempo. La tensione alla partecipazione è caduta e il problema nei fatti è stato sempre più evitato. Anzi è sembrato, per i partiti originati dal movimento operaio, che bastasse il loro ruolo nelle istituzioni come garanzia di una maggiore vicinanza ai bisogni. Ma senza partecipazione si è ristretta la rappresentatività di istituzioni denominate democratiche, se ne è accresciuto il carattere burocratico, si sono poste le condizioni per una crescente corruzione.
E’ un fatto che la caduta del “socialismo reale” e la crisi dello Stato sociale e politiche keynesiane hanno finito col mettere in secondo piano la critica ai regimi liberali e della loro rappresentatività sociale: invece i limiti di questi regimi sono evidenti. Emblematicamente, sempre minore è la partecipazione alle elezioni, ridotta sistematicamente nel paese modello, gli Usa, a una minoranza, e sempre più estranea alla parte di popolazione che sta ai gradini bassi della strada sociale…
Eppure anche nella sinistra il problema è visto essenzialmente nei confini di modelli essenzialmente istituzionali: l’alchimia delle regole elettorali, le forme dello Stato. Non è valutato che prima, a sostegno e condizionamento di questi modelli, vada risolto un problema di partecipazione, di autogoverno, di proposta della società. Senza di che ogni modello istituzionale finisce con l’essere discriminante. Il primo problema non è come regolare le istituzioni, ma come superare il loro distacco della società, che si è accentuato con lo sviluppo e la complessità dei rapporti sociali.

Da Ripensare l’illusione, Rubbettino, 1999, pp.26-27.

Nessun commento:

Posta un commento