6.11.11

Sulla "Critica al Programma di Gotha" di Karl Marx (S.L.L.)

Questo post è l’accorpamento di due miei interventi sulla Critica al Programma di Gotha di cui un’amica aveva “postato” su fb qualche frammento sulla scuola. Uno o due commenti avevano frainteso il senso del brano, non percependone il carattere ironico, e mi avevano spinto a un chiarimento. Ho tagliato qualche frase che fa troppo stretto riferimento a quella discussione. (S.L.L.)
La Critica al programma di Gotha è critica all'orizzonte riformistico del programma fondamentale scelto a maggioranza dal partito socialista operaio nel congresso di Gotha sulla linea di Lassalle. Marx smonta quel programma come vuoto, tronfio e irrealizzabile, usando sarcasmo e paradosso. Le frasi di Marx sull'istruzione sono ironiche denunce dell'impossibilità di avere una "educazione popolare uguale per tutti" quando le condizioni economiche sono così abissalmente differenti. Niente può impedire ai ricchi di farsi scuole migliori non a carico dello stato, con professori fatti venire a far lezione nelle loro abitazioni, come si usava al tempo. Ed è illusorio pensare di portare coattivamente, cioè con gli sbirri e le manette, i signorini nelle stesse scuole dei poveracci per impedire che si facciano fare scuola a casa loro. Aggiunge Marx: se proprio i Lassalliani pensano che sia possibile che lo Stato prussiano faccia riforme sociali nell'istruzione, è più sensato chiedere di aggiungere scuole tecniche per il popolo. Naturalmente codesti sono discorsi paradossali: lo scopo del libretto è dimostrare che lo Stato della dittatura dei proprietari non può essere usato a pro' dei proletari e che esso va perciò abbattuto ("sprengen" = far saltare) e sostituito con la "dittatura rivoluzionaria del proletariato" nella "forma finalmente trovata" della Comune di Parigi. Essendo la dittatura del proletariato forma del potere transitorio verso la società senza classi e senza stato, essa non darà vita a una scuola nazionale e popolare, ma lascerà che siano le comunità locali a autoorganizzarsi e creare dal basso le scuole ove anche l'educatore deve essere educato, tipiche del comunismo. Marx era un estremista? Voleva la rivoluzione e rifiutava le riforme? Ebbene sì

Il sarcasmo feroce usato contro il lassallismo riformista a partire dalla "legge bronzea del salario" aiuta anche capire anche questo pezzettino, che vuole semplicemente ridicolizzare la rivendicazione scolastica del programma di Gotha, mostrando quanto fosse velleitaria e inattuabile nel quadro dello stato borghese prussiano e della società divisa in classi. In realtà Marx si sbagliava e Lassalle non aveva torto: la maggior parte degli stati borghesi europei, anche per la spinta del movimento operaio, ma soprattutto per laicizzare l'istruzione fino ad allora in mano alle chiese, rese obbligatoria e gratuita la prima istruzione elementare e sottopose all'obbligo le "classi superiori" che spesso mandarono i propri figli nelle stesse scuole dei figli dei proletari.
In Italia abbiamo un capolavoro, non a caso tradotto in moltissime lingue, il Cuore di De Amicis, ad esprimere al massimo livello questa spinta dello Stato all'integrazione interclassista (il carbonaio Garrone vicino al signorino Nobis), ma c'è una buona letteratura che esalta la scuola nazionale anche in Francia, in Germania e nell'impero asburgico. Marx nella Critica al programma di Gotha aveva torto più in generale: non era vero che lo Stato borghese non avesse margini per un riformismo di tipo sociale e che nulla si potesse ottenere senza abbatterlo. I margini di riformismo c'erano e le organizzazioni operaie sindacali e politiche fecero grandi conquiste. Non aveva torto nel fatto che nei lassalliani vi fosse una tendenza al nazionalismo. La socialdemocrazia che nel 1914 votò i crediti di guerra arrendendosi al bellicismo del kaiser era più erede del tedesco Lassalle che dell'internazionalista Marx.

Nessun commento:

Posta un commento