6.11.11

Passato/presente. Ho visto all’opera la pirateria israeliana (di Maurizio Mori)

E’ in corso un nuovo tentativo di Freedom Flotilla di forzare il blocco israeliano per portare aiuti a Gaza. Come già accadde l’anno scorso, le squadre d’azione della marina israeliana violano il diritto internazionale e fanno carta straccia di ogni principio di umanità. 
Nel giugno 2010 “micropolis” ha pubblicato una testimonianza di Maurizio Mori che riconnette questa odiosa pratica di pirateria con vicende storiche più lontane. E’ lettura molto istruttiva. (S.L.L.)

Libano 1976, guerra e guerra civile. Falangisti e destra libanese, israeliani, siriani contro sinistra libanese e organizzazioni dei rifugiati palestinesi. Ero a quel tempo nella segreteria nazionale di Medicina democratica, a Perugia viveva una folta presenza di studenti palestinesi e della variegata sinistra araba: la compresenza di questi due elementi guidò due compagni, Enzo Forini, studioso, esperto ed alleato della sinistra araba, e Fabio Bazzanella, medico al Policlinico di Monteluce, a proporre, e poi a organizzare, la presenza di personale sanitario italiano (compagni infermieri e medici) in Libano.
Con il sostegno del rappresentante Olp in Italia, Nemer Hammad, l’iniziativa parte e prende corpo; l’Olp invita una delegazione ufficiale di Medicina democratica in Libano per verificare e coordinare l’impegno sul campo e incontrare rappresentanze delle forze in lotta demo-radicali di Jumblatt, Partito Comunista, Partito Baath, Olp, Fplp, Fdplp. Con l’appoggio dell’ambasciata irakena a Roma (cioè il Baath irakeno) che ci fornisce i biglietti aerei, parto con due compagni, un medico di Napoli e un operaio di Carrara: Roma-Atene-Cipro, poi dall’aeroporto di Larnaca a Lìmassol, alla sede della rappresentanza locale dell’Olp: quest’ultimo tratto del viaggio è un’avventura, ma questa è un’altra storia.
L’aeroporto di Beirut, bombardato, è impraticabile. Da Lìmassol di notte ci imbarchiamo per Sidone, a sud di Beirut, in una vera e propria carretta del mare, ammucchiati nella stiva. In piena notte, lontani da Cipro, lontani dal Libano, in piene acque internazionali, fasci di luce piombano sul battello, urla di una lingua incomprensibile, il battello si ferma: è l’arrembaggio. Non Jolanda, la figlia del Corsaro Nero, ma uomini armati in divisa militare irrompono, brigano non sappiamo cosa in coperta, scendono da noi, ci ingiungono di mostrare i documenti. Poi se ne vanno, non so se abbiano sequestrato qualcuno, come - ci dicono poi i marinai - spesso accade.
Abbiamo assistito, ne siamo stati oggetto, a un episodio di pirateria, condotto da un Paese che si dice democratico e civile, fuori e contro ogni legge internazionale: per fortuna, incruento. Sidone, Beirut: nella città in guerra e bombardata, divisa in due dal fronte, vediamo negli ospedali le vittime martoriate dei raid falangisti nei campi dei profughi palestinesi. I prodromi del 1982, delle stragi di Chabra e Chatila.
Poi a Tiro, città sul mare del sud del Libano, non lontano da Israele, dove sono alcuni ambulatori di Medicina democratica, vediamo mezzi navali israeliani che pattugliano la costa libanese sparare di tanto in tanto bordate contro villaggi, cittadini inermi e poveri, sulle colline.
Avevo già visto militari con la Stella di David: nel 1944 alla liberazione di Perugia, componenti della Brigata ebraica incorporata nella 8° armata britannica, provenienti dall’allora Palestina (tra questi un perugino, mio vicino di casa, amico e compagno di giochi nella prima adolescenza) e li avevamo circondati di affetto e solidarietà. Ricordo, nelle prime settimane dopo la liberazione, un incontro nella sede provvisoria della Camera del lavoro, in viale Indipendenza, a dialogare su socialismo sì socialismo no degli allora mitici kibbutz.
Altri i militari che vidi più tardi, pur sempre con la Stella di David. In questi giorni se ne è tornato a parlare per i più recenti episodi di pirateria, questa volta cruenta e sanguinosa. Intanto leggiamo su “La Stampa” del primo giugno di un recente libro, Mossad base Italia, di Eric Salerno, che ci racconta che l’unità speciale della marina israeliana deputata a queste operazioni di pirateria, intervenuta per la prima volta nel lontano 1948, fu addestrata da Fiorenzo Capriotti, ex membro della famigerata Decima Mas.

Amaro per chi, come chi scrive, al tempo dell’occupazione tedesca aveva rischiato la sua pelle (anche) per la difesa e protezione di ebrei dai pogrom repubblichini e nazisti.

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