27.1.12

In Linguadoca prima e dopo la crociata. Mistici e razionalisti (di A.Illuminati)

Sfidando la jella propongo un amplissimo stralcio da un articolo di Augusto Illuminati sul tardo medioevo cristiano, considerato nelle sue relazioni con l’Islam.  E’ tratto da “alias”, il magazine de “il manifesto”, del 13 ottobre 2011. Le domande che stanno sullo sfondo sono le seguenti. Perché il potere politico e religioso nei secoli XIII e XIV perseguita  sia il razionalismo antireligioso che il misticismo dell’eresia catara? Che cosa accomuna averroisti, albigesi e beghine?  L’ipotesi che Illuminati prospetta mi pare molto acuta e molto attuale. (S.L.L.)
Catari al rogo in una miniatura
All'inizio del film Il desti­no di Chahine un seguace di Averroè è bruciato sul rogo in Linguadoca e suo figlio si rifugia dal mae­stro a Cordoba. Piccolo anacroni­smo per la fine del XII secolo, per­ché bisogna aspettare altri 150 an­ni perché si comincino a suppli­ziate gli averroisti. Molto meno per altri roghi in quella terra di frontiera. Fra il 1209 e il 1244 tocca a migliaia di Catari o Albigesi, vitti­me delle crociate di Innocenzo III, mentre nei contigui territori, per zelante iniziativa del medesimo, già venivano perseguitati ed espul­si i «poveri di Lione» o Valdesi, il cui movimento sopravvisse tena­cemente nell'area alpina e si sal­derà prima con i moti dolciniani di inizio trecento poi con la Riforma.
Nel 1233, su istigazione degli ebrei ortodossi di Montpellier, i domenicani, con singolare allean­za, bruciano i libri di Mosè Maimonide, il grande maestro dell'ari­stotelismo averroizzante giudaico, che peraltro avrà nei decenni suc­cessivi seguaci provenzali presti­giosi come Albalag e Mosè di Narbona. Per contrappasso le autorità francesi ordinano nel 1248 la distruzione mediante il fuoco di tutte le copie del Talmud...
Del 1210 è la prima proibi­zione, sotto scomunica, della lettura pubblica o privata dei libri «natiliali» di Aristotele e relativi commenti (si salvano, cioè, soltanto gli scritti logici). Divieto inefficace, cui segue un'ondata di traduzione delle opere linoni sconosciute del filosofo (per eccellenza), grazie al lavoro della scuola di Toledo, che ritraduce in ebraico e in latino il patrimonio di traduzioni arabe dal gre­co (via siriaco), cui si aggiungano i lavori esege­tici., in primo luogo del commentatore per eccellenza, ibn Rushd alias Averroè (a sua volta osteggiato e rimosso dagli integralisti della sua fede). Parte la controffensiva: nel 1245 Innocenzo IV impone anche a Tolosa, ultima roccaforte culturale della Linguadoca, il divieto di lettura di quei testi. Altro fallimento. Nei due decenni successivi l'aristotelismo averroizzante dilaga nelle università ed è oggetto di due successive condanne nel 1270 e 1277 da parte dell'arcivescovo di Parigi Tempier. Ma in forma attenuata quel materiale entra comunque a far parte della Scolastica, nei grandi sistemi di Alberto Magno e Tommaso, che cercano di espungerne gli aspetti religiosamente pericolosi e politicamente sovversivi per dare una salda base filosofica alla teologia. Mentre Bonaventura, francescano neoplatonizzante, nelle conferenze-denuncie del 1267 associa in modo caratteristico come nemici da combattere ebrei, catari, averroisti, astrologhi ed epicurei o immoralisti in senso lato, il più astuto Filippo il Cancelliere aveva cercato di utilizzare, qualche anno prima, i filosofi islamici Averroè e soprattutto Avicenna per sostenere la convertibilità dell'essere e del bene, respingendo così il dualismo cataro fra due principi indipendenti di Bene e Male.
Conclusa con una sconfitta l'esperienza delle crociate contro i musulmani d'Oriente, le potenze cristiane (a parte la Reconquista castigliana in Spagna) si concentrano in crociate di sostituzione dirette contro il nemico interno per reprimere i movimenti a larga base popolare che contestavano l'autorità della Chiesa e il regime feudale. L'assalto alla Linguadoca, che assecondava anche i progetti di unificazione monarchica e linguistica della Francia, colpiva allo stesso tempo un ceto politico e borghese «illuministico», che aveva secolarizzato nella cultura poetica provenzale elementi della mistica araba andalusa, e una base artigianale e contadina che si batteva per la soppressione dei canoni feudali e delle decime ecclesiastiche e addirittura esigeva la povertà della Chiesa e l'eguaglianza dei beni. Come all'epoca delle insurrezioni contadine alla fine dell'Impero romano e della guerra dei contadini tedeschi nel XVI secolo, un programma sociale rivoluzionario e addirittura anarchico si univa a una concezione ascetica della vita. I persecutori, del IV come del XIII secolo (da Ireneo a Bernardo Giù), ci hanno tramandato a modo loro, dopo avente distrutto i libri, le credenze di quegli eretici, insistendo ovviamente sui soli elementi dottrinari e accentuando la continuità di una tradizione gnostico-manichea: dualismo fra bene e male, rifiuto sino al suicidio del mondo malvagio in cui gli eletti si sentono stranieri, condanna del sesso riproduttivo e dell'alimentazione a base di carne e uova, denuncia del Dio del Vecchio Testamento come demiurgo malvagio ed esaltazione di Cristo e del Vangelo (letto in volgare) come rottura epocale, annuncio di rinnovamento spirituale e di un mondano Regno Millenario. In Marcione, negli Oliti (adoratori del Cristo-serpente contro Yahvé), nei valentiniani il meccanismo che lega potere sacramentale e potere politico viene spezzato in nome della totale estraneità al mondo e dell'attesa apocalittica, ma il momento centrale (molto «moderno») è l'esaltazione della libertà dello spirito contro ogni asservimento sacrificale. Il tempo della Legge, in tutti i sensi, è dichiarato concluso. Quando i Catari, che rifiutavano la guerra ma seppero difendersi con le armi sino alla morte, affermavano, in uno dei pochi testi superstiti, che noi non siamo del mondo e il mondo non è di noi (nos no em del mon nil mon no es de nos), parlano insieme di un mondo terreno e di un mondo storico, del rifiuto della materia e del rifiuto del regime feudale e più in generale di ogni costrizione legale e istituzionale. Infatti, come faranno più tardi Thomas Munzer e gli anabattisti, non si limitano a pregare e a digiunare, ma bruciano i castelli e i conventi con i loro voraci abitanti. Non a caso la stessa persecuzione, con gli stessi interessi e protagonisti, colpisce nell'arco di un secolo gli eretici religiosi delle più varie tendenze (comunque tutti pauperisti ed egalitari) e gli intellettuali laici, i predicatori della fine del mondo e i sostenitori dell'eternità del mondo, i fautori dell'unione mistica con Dio o con l'Intelligenza Agente.
Ma che cosa avevano in comune i catari vegetariani e sessuofobi con i libertini per cui la simplex fornicatio (fra adulti consenzienti) non est peccatum, cosa accostava i razionalisti averroisti, che negano la creazione e l'immortalità dell'anima alle beghine che si ispiravano alle visioni di Meister Eckart? Percé Chiesa, monarchie assolute e feudali li perseguitano con uguale accanimento? Si tratterà di «singolari coincidenze»? […]
Teologi e inquisitori del XIII e XTV secolo hanno invero idee più chiare. Il sospetto e la condanna colpiscono tutti coloro che pretendono un rapporto diretto con la verità e/o con Dio, rifiutando l'apparato ecclesiastico e respingendo il ricatto di inferno e paradiso amministrato, mediante la confessione e l'eucaristia, da un clero corrotto e colluso con il potere politico. Due geniali teologi-filosofi lo dicono benissimo, in negativo e in positivo. San Tommaso ammoniva che chi non teme l'inferno non teme neppure la legge. Ernst Bloch, ai giorni nostri, ricorda che la nebbia mistica non sempre ha aiutato i signori, anzi un soggetto mistico indipendente, come gli anabattisti, che si riferisce senza mediazioni a un signore nell'aldilà, produce un pessimo servo della gleba. «Il messianico - scrive ancora Bloch - è il rosso segreto di ogni illuminismo che si mantiene rivoluzionario». Il Duecento provenzale e parigino promette, con alterni toni messianici e razionalisti, un illuminismo che verrà aggredito da crociate e persecuzioni.
Le forze emancipatrici che permeano trasversalmente nuovi ordini religiosi e movimento comunale, mistici sufi e renani, corti occitaniche e almohade, sono schiacciate dai signori feudali, dalle monarchie nazionali, dal conservatorismo islamico e dal papato. Occorrerà parecchio tempo perché si apra un'altra stagione. Le crociate fanno molto, molto male. Però non vincono mai per sempre.

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