27.1.12

La Marsigliese, l'Internazionale e le guerre fratricide (S.L.L.)


Cartolina illustrata. Tomba di Eugene Pottier
al Cimitero parigino du Père Lachaise
Secondo le ricerche di Cesare Bermani sul canto sociale italiano (Guerra guerra ai palazzi e alle Chiese…, Odradek, 2003) nella storia dell’innologia politica e sociale dell’Ottocento il modello supremo è e rimane a lungo la Marsigliese: a partire dall’Inno patriottico che fu cantato a Bologna nel 1798 dopo l’innalzamento dell’Albero della Libertà, per arrivare alla cosiddetta Marsigliese del lavoro databile grosso modo alla vigilia della prima guerra mondiale. Esce confermato il giudizio di Roberto Leydi: "La Marsigliese costituisce, attravero la sua ricca filiazione italiana diretta ed indiretta, il modello di gran parte dei nostri inni politici, fino a tempi recenti, con una permanenza di tono, di simboli, di linguaggio e di metrica che va al di là della coincidenza". E tuttavia, all'inizio del XX secolo, dopo oltre un secolo di glorioso servizio alla causa dei progressisti e dei proletari, non solo francesi, in Francia la Marsigliese diventa un inno nazionalista e come tale viene rifiutato dal movimento operaio, che gli contrappone polemicamente l'Internationale di Pottier e Degeyter; con relativa aneddotica sul fatto che, essendo la metrica dei due inni identica (si è anche ipotizzato che Pottier avesse scritto il suo testo - nel 1870 - perché fosse cantato sull'aria della Marsigliese), c'era chi si divertiva a sfottere la polizia - propensa ad accettare la Marsigliese e a inquietarsi all’ascolto dell’Internazionale — cantando il testo di questa sull'aria di quella, e viceversa. A mo’ di corollario si può aggiungere che l’inno dell’antica Rivoluzione francese riacquista il suo valore progressista contro fascisti e nazisti: basta ricordare come il carattere di ribellione che acquista a Napoli del tempo fascista l’esecuzione pianistica dell’antico inno giacobino da parte del matematico Cacioppoli, nipote di Bakunin, il valore internazionalista oltre che antinazista che acquista il suo canto commosso nel film Casablanca.
Nella storia dell’Internationale c’è anche un’aspra contesa legale che contrappose Pierre Degeyter, l’autore della musica, al fratello Adolphe sull'attribuzione del copyright dell'inno. Alla base c’è una delle troppe feroci divisioni nel movimento operaio, prima socialista e poi comunista. Pierre aveva abbandonato il Parti Ouvrier Français per aderire al Parti Socialiste Unifié. I vecchi compagni, tra quali l'editore, non gliela perdonarono e per ripicca riuscirono a far attribuire i diritti dell'inno ad Adolphe, rimasto fedele al partito d'origine.

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