26.2.12

Papà Maigret(di Nico Orengo)

Maigret è un investigatore padre fino in fondo e i crimini su cui indaga sono commessi dai suoi figli o i suoi figli ne sono le vittime.
Lui bambini non ne ha mai avuti e adottare tutti i suoi ispettori non gli basta: gli ispettori crescono e ben presto imparano a cavarsela da soli. Solo i delinquenti non diventano mai adulti, e hanno continuamente bisogno di qualcuno che risolva i guai che combinano. Molto raramente, forse mai, Maigret si trova ad occuparsi di un delitto di alta classe, quelli attraversati da Hispano-Suiza color perla per la delizia di Philo Vance; e mai gli è successo di trovarsi in quella situazione ottimale per il protagonista di gialli, il delitto nel castello. Gli assassinii di Maigret sono quelli del giornale: moglie tradita ammazza il marito, ladro uccide prostituta, erede avvelena zia, ricattato fa fuori ricattatore.
La differenza fra un resoconto di cronaca e un'avventura di Maigret sta nel profondo coinvolgdimento personale del commissario: lui si tuffa più giù, e intorno al banale omicidio quotidiano ricostruisce una palla compatta di sentimenti, esistenze, problemi. I personaggi sono sempre quelli naturalmente protagonisti di queste vicende: il ladro abituale, la maestrina che non ne può più, il marinaio con la moglie infedele, il magazziniere licenziato. Se compare l'alta borghesia, è di solito un'alta borghesia in decadenza, alloggiata in palazzi tristi e opprimenti, e si trova coinvolta in delitti sordidi perché la fabbrica va male, la moglie ricca vuol divorziare, il figlio si gioca tutto alle corse.
Qui, fra questi piccoli criminali, Maigret diventa padre ogni volta, padre degli innocenti che non sono mai del tutto innocenti ma vanno comunque assolti, padre dei colpevoli che non sempre sono del tutto colpevoli ma vanno comunque condannati.
Spesso nelle storie sono implicati dei genitori e dei figli, ma il rapporto di paternità biologica non è mai visto con indulgenza da Simenon. Le sue sono figlie fredde e in gamba, che quando possono approfittano della debolezza dei padri, o fragili figli che dopo qualche trasgressione più vigliacca che criminosa vengono rispediti da Maigret ai genitori desolati che li attendono in provincia. Se invece il ragazzo o la ragazza sono leali e amorosi, allora hanno per genitori ubriachi, scocciatrici o usurai. Le tragedie di questa piccola gente sono patetiche; i loro amori tristi, di mezza età e siglati da anelli falsi, le loro eccentricità non vanno oltre un paio di scarpe gialle, ma Maigret ci sta dentro insieme a loro, e per lui come per loro questi drammi sono immensi ed assoluti.
Se vuole ritrovare a un certo punto il distacco e la lucidità professionale che gli consentono di intervenire nelle miserie di questi suoi figli per rompere, ferire, tagliare, deve tornare a casa, in Boulevard Richard-Lenoir, dove la moglie silenziosa e attenta è per lui la misura solida di una realtà meno desolata.
Ma nel suo itinerario di ogni giorno, fra le pietanze curate dalla signora Maigret e gli stracotti con cipolle cucinati da un'interminabile teoria di portinaie implicate nei delitti, il commissario incontra anche attimi di delizia: certe vedove mature con gli occhi tondi e blu e il corpo pieno di fossette, i vinelli frizzanti cercati lungo le spiagge della Bretagna, un coniglio preparato per lui da una ex prostituta rispettabilmente sistemata a Montpellier. Lui assapora, ma non gusta mai fino in fondo: sa che non può abbandonarsi senza restrizioni né alle gratificazioni né alla comprensione. Guai se anche questo padre si ubriacasse, tradisse, perdesse la testa. Al massimo, i suoi malumori e le sue malinconie di ottobre, i suoi frulli d'ala primaverili li baratta con una birra, una passeggiata nei Grands Boulevards, uno sguardo affettuosamente poco distratto agli abiti leggeri delle ragazze.
Niente e nessuno sono così piccoli da non avere un significato per il commissario Maigret. E nulla passa accanto a lui senza lasciare un profumo o un sapore nella memoria.

Postilla
Il brano è tratto da un articolo dal titolo Mille figli per Maigret, pubblicato per “la Repubblica” nel cinquantenario della nascita del personaggio di Simenon. Il ritaglio che posseggo e ho trascritto è senza indicazione di data, ma l’anno è certamente il 1979, l’anno del cinquantenario per l’appunto. (S.L.L.) 

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