23.3.12

Canzo. Una poesia di Filippo Turati

Filippo Turati da giovane
Lo rividi in fuga il paesetto
ove a’ miei grami dì trassi il natale:
io lo guardavo torvo e con dispetto,
ma lui m’arrise umano e sempre uguale.

E le buone parole che m’han detto
l’ostier, le donne, il sindaco speziale,
le fanciulle sboccianti e la fatale
che agli incendi precoci aprimmi il petto!

Io ch’odio il tenerume e i poetini
piagnucolanti come ruscellini
solo al tinnir del campanil natìo,

sentii qualcosa in cor moversi anch’io
per la puntura delle rimembranze:
un misto di sospiri e di speranze.

da Cuore (1883)

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