11.3.12

Matrimoni a Babilonia. L'asta delle vergini (da Erodoto)

Ishtar, principale divinità babilonese
E queste le leggi che vigono presso i Babilonesi. La più saggia, secondo la mia opinione, è questa che, sento dire, è in uso anche presso i Veneti di Illiria.
Tutti gli anni, una volta all'anno nei singoli villaggi, si faceva questa cerimonia : tutte le fanciulle che erano quell'anno in età da marito erano radunate insieme e venivano fatte entrare tutte in un sol luogo : intorno ad esse stavano in piedi gli uomini in gran numero. L'araldo pubblico, facendole alzare a una a una, le metteva in vendita a cominciare dalla più bella di tutte. Quando questa, trovato un ricco compratore, veniva venduta, il banditore ne metteva all'asta un'altra, la più bella dopo la prima. Naturalmente venivano vendute perché poi fossero sposate
Tutti i facoltosi di Babilonia in età da prendere moglie, cercando di superarsi con le offerte, si assicuravano le donne più graziose; invece quelli del popolo che aspiravano al matrimonio del bell’aspetto non sapevano che farsene e prendevano in moglie le ragazze più brutte insieme con una ricompensa in denaro.
Infatti il banditore, quando aveva finito di vendere all'incanto le fanciulle più avvenenti, presentava la più brutta o, se c'era, una storpia e cercava di aggiudicarla a chi volesse convivere con lei, ricevendo il minor compenso, fino a che veniva assegnata a chi s'impegnava di sposarla a minor prezzo. Il denaro che veniva dato proveniva dalla vendita delle fanciulle belle, e cosi le belle ragazze facevano sposare le brutte e le disgraziate. A nessun padre, infatti, era concesso di maritare la propria figlia a chi voleva né uno poteva portarsi via la fanciulla che aveva comperato, senza pagare il prezzo o senza dare una garanzia […] Chiunque così voleva poteva comperarsi la sposa, anche se veniva da un altro villaggio.

Storie, Libro I, 196

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