Lo sventolio di fazzoletti tricolore per i centocinquant’anni d’Italia ha senz’altro relegato in secondo piano la realtà del Risorgimento nazionale. Ha negato cioè la memoria di un tempo, quando le celebrazioni erano ancora di là da venire e l’unità ancora da realizzare, in cui esso è stato il campo di una lotta politica autentica e un’opportunità suscettibile di più esiti.
Quale Risorgimento fare è stata insomma un’opzione politica reale e una scelta di divisione e non di unità. Il libretto rosso di Garibaldi, in tal senso, si muove contro la corrente – e qui sta la sua utilità –, perché fa emergere che la tradizionale lettura dell’opposizione tra Cavour e i repubblicani non basta a contenere la complessità del movimento di riscossa nazionale. E ciò proprio in quanto il campo democratico stesso fu attraversato da una grande distinzione: «Il mio repubblicanesimo differisce da quello di Mazzini, essendo io socialista», scrive l’Eroe dei due mondi. Ed è solo una delle tante professioni di fede contenute in questa agile raccolta di lettere, appelli, proclami, curata da Pier Paolo e Massimiliano Di Mino, che, attraverso le parole del nizzardo, diventa in fondo anche una piccola antologia della parola «maledetta» del nostro Risorgimento: socialismo. Garibaldi fu quel socialismo denegato. Se non si comprende questo non si può nemmeno comprendere la portata della sua sconfitta. La rappresentazione dell’eroe battuto dalla storia è popolare, ma non altrettanto la sostanza politica della sua disfatta. Se n’è voluta trarre più una lezione morale, quella del personaggio generoso tradito dai giochi di palazzo. Invece la sua figura e sorte hanno ben poco di emotivo. Il sentimentalismo, ci dicono questi scritti, è nel carattere dell’uomo ma non nel chiaro programma politico di emancipazione universale. In quanti sanno che la Comune di Parigi offrì il comando della sua Guardia nazionale a Garibaldi? In quanti come egli fu attivo in quella causa e in tutte le associazioni operaie del suo tempo? Ecco perché conta risalire alle fonti, come fa questo libretto.
In "Le Monde diplomatique", ed. Italiana, aprile 2011.
Recensione a Il libretto rosso di Garibaldi, a cura di Pier Paolo e Massimiliano di Mino, Castelvecchi, 2011.
Francesco Bravi
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