Ho visto su fb una polemica un po’ stizzosa tra due amiche e compagne palermitane che stimo, persone oneste, colte, intelligenti, “di carattere”. Una delle due ha postato tempo fa in un suo blog una pagina sul razzismo antimeridionale diffuso nel Nord Italia e anche nel centro; di quando in quando, la rilancia su fb, anche a commento di note e foto altrui; la seconda non ha gradito che quel link fosse posto a commento di una foto da lei diffusa e ne ha definito l’insistente riproposizione una “fissazione e ossessione”.
Temo che sul virulento scambio di commenti (sulla condanna del pregiudizio non credo ci siano dissensi) abbiano inciso recenti contrasti dialettici su altri argomenti e spero che la discussione tra le due amiche ritorni a forme più pacate e proficue.
Credo tuttavia che nello specifico abbia ragione la prima: il pregiudizio razzistico antimeridionale e peculiarmente antisiciliano non è cosa d’altri tempi, residuale, ma è vivo e vitale. Per di più, in un tempo di crisi, viene artatamente seminato e coltivato a fini di dominio.
Non mi riferisco tanto agli “umori” mefitici presenti nella Lega ladrona di Bossi e Maroni e posti alla base del suo successo, ma all’ideologia che - sotterraneamente ma non troppo - percorre i dibattiti televisivi e tanti articoli dei maggiori quotidiani italiani. E’ l’antica favola che vede nel Mezzogiorno e nelle Isole una sorta di palla al piede della nazione, un impedimento alla crescita. In questa luce, clientelismo, sprechi, assistenzialismo, mafie e camorre diffusi al Sud (ma neanche il Nord scherza, a quanto è dato di vedere) non sono letti come una forma specifica del dominio di classe capitalistico e del dominio del Nord sul Sud prodotto dallo Stato unitario, ma come un portato della razza, dell’etnia o della “cultura”, come qualcosa di congenito alle popolazioni meridionali, difficile da estirpare.
Ne ho visto un esempio recente, di particolare volgarità, nella ministra tecnica che si occupa di Stato sociale, l’ineffabile Fornero dalla lacrima facile, dal sobrio gioiello e dalla sciarpa elegante. Per contrastare l’introduzione del reddito minimo garantito ha usato la seguente argomentazione: la certezza di un reddito garantito porterebbe “la gente ad adagiarsi e non cercare lavoro, a sedersi a mangiare pane e pomodoro”. Non ha detto "a bere barbera", ma "a mangiare" e l’alimento indicato - non la polenta, non il pane imburrato, non le mele, ma il “pane e pomodoro” dei poveri del Sud - è una spia evidente. E’ al Sud che la signora allude, e - senza dirlo esplicitamente - riporta in vita i pregiudizi contro il siciliano o il napoletano sfaticato, che di lavorare non ha voglia, che si siede, s’adagia, fa la pennichella e chiede assistenza. Quello che la Fornero diffonde è “veleno” purissimo che alimenta odi e conflitti tra poveri. A me pare perfino più efficace di quello che mettevano in giro i Calderoli perché s’ammanta d’oggettività e neutralità tecnica.
La cosa più vergognosa è che di tutto ciò nessuno si avvede, né i politici che un tempo attaccavano il razzismo leghista, né i sindacalisti che dovrebbero avere a cuore la solidarietà nel mondo del lavoro, né il presidente della Repubblica che dovrebbe vigilare sull’unità nazionale. Distratti o coinvolti, tutti tacciono.
La polemica contro il razzismo antimeridionale e antisiciliano non assolve certo i mafiosi, i ladroni, i potenti, i politicanti corrotti che scorazzano per Bari, Napoli, Palermo eccetera, succhiando il sangue ai propri conterranei, né giustifica i falsi invalidi, gli impiegati lavativi e i funzionari infedeli (ma ce ne sono tantissimi anche tra i “polentoni”!); è, tuttavia, assolutamente necessaria, se si vuole combattere un sistema che si fonda sul dualismo economico e sul dominio del Nord e che li sorregge diffondendo ignoranza e pregiudizi.
Sono meridionale, ho vissuto a Torino 13 anni, poi finalmente sono andato via. Non riuscivo piu' a vivere in una citta' di meridionali emigrati, acidamente contro il sud (una gran parte di loro, elettori della lega, ma senza dirlo apertamente, oppure apertamente ma in maniera sguaiata, molto piu' volgare ed esagerata di molti settentrionali), e poi il pregiudizio antimeridionale degli "intellettuali" alla Fornero, dei piemontesi istruiti, educati ed inseriti nei posti di prestigio di universita', banche, centri di potere. Questo razzismo piu' mascherato e subdolo, ma molto piu' pericoloso di quello rozzo e pecoreccio dei leghisti.
RispondiEliminaIl governo attuale e' ben farcito di tante fornero. Per il Sud la solita batosta, come da 150anni a questa parte. Indipendenza subito da questi elementi.
Luca Satta