2.8.12

Sottosegretario (di Italo Calvino)

Tra i magnifici “ritagli” di Alberto Piccinini, per la sua rubrica sul “manifesto”, questo, di un anno fa all’incirca, è da diffondere più che si può. E’ – ridotto un po’ – un illuministico apologo di Italo Calvino sulla “legge truffa”, pubblicato su “l’Unità” mentre i comunisti in Parlamento e nelle piazze esprimevano una dura opposizione. Qualche mese dopo si poté registrare l’insuccesso alle elezioni politiche della Dc e dei partiti ad essa apparentati: non raggiungendo la maggioranza assoluta dei voti, non ottennero il cospicuo premio in seggi che avevano preventivato. Furono tante le inattese, e tuttavia chiare e luminose, trombature. (S.L.L.) 
C’era un paese in cui era stato adottato uno strano sistema elettorale. I voti per il governo contavano il doppio di quelli per l’opposizione…
Dopo nove mesi dell’adozione della legge, grosse novità maturarono nelle famiglie dei governativi. I figli concepiti nel fervore di quella vittoria elettorale cominciarono a nascere, ed erano tutte coppie di gemelli.
Un giorno, un operaio elettricista, aggiustando un impianto di casa del nuovo sottosegretario De Cadrega, sentì un sospiro nella stanza accanto. Guardò e vide la signora De Cadrega, un po’ pingue ma graziosa e ancora giovane, sedere tutta sola e sconsolata. L’operaio, un espansivo giovanotto, fece quanto poté per consolarla. Forse esagerò un po’ negli argomenti, o forse la signora si trovava in uno speciale stato d’animo: fatto che restò subito incinta.
Trattandosi del sottosegretario De Cadrega, furono preparati doppi corredini e doppie culle e doppie carrozzelle, come se ne fabbricavano ormai in serie. Invece nacque un bambino solo, ma così grosso, forte e ridanciano che lo scandalo presto dilagò. Il sottosegretario De Cadrega fu costretto a dar le dimissioni, e cacciò via la moglie col figlio della colpa…
Il fatto fece chiasso. Il giudizio della gente semplice fu di condanna per il sottosegretario, e sempre più persone che prima tenevano per il governo passavano nel campo degli oppositori. Come rinunciavano ai vantaggi elettorali, cessavano i fenomeni attorno a loro e tornava la certezza nelle proprie forze (...)

«L’Unità», 14/1/1953

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