12.9.12

La poesia inseparabile dalla rivoluzione (di Paul Éluard)

In una sua bella storia e antologia del surrealismo Maurice Nadeau ha inserito alcuni brani da una conferenza di Paul Éluard sulla poesia pronunciata il 24 giugno 1937, nel quadro di una Esposizione internazionale del surrealismo che si tenne dall'11 giugno al 4 luglio di quell'anno alle New Burlington Galleries di Londra. Ne riprendo un frammento molto significativo. (S.L.L.)
Paul Éluard

Tutto, nella società attuale, si fa avanti, ad ogni passo che facciamo, per umiliarci, per farci tornare indietro. Ma noi ci rendiamo conto che ciò avviene perché siamo il male, il male nel senso in cui lo intendeva Engels, perché con tutti i nostri simili concorriamo alla rovina della borghesia, alla rovina del suo bene e del suo bello.
Contro questo bene, contro questo bello, servi delle idee di proprietà, li Famiglia, di religione, di patria, stiamo combattendo insieme. I poeti degni di questo nome non vogliono, come i proletari, essere sfruttati. La vera poesia è inclusa in tutto quello che non si conforma a questa morale che, per mantenere il proprio ordine, sa solo costruire banche, caserme, prigioni, chiese e bordelli. La vera poesia è inclusa in tutto quello che affranca l'uomo da questo bene terrificante che ha il volto della morte... Da più di cento anni i poeti sono scesi dalle vette su cui si credevano. Sono andati per le strade, hanno insultato i loro maestri, non hanno più dei, osano baciare sulla bocca l'amore e la bellezza, hanno imparato i canti di rivolta della gente infelice e, senza mai scoraggiarsi, cercano di farle imparare i propri.

Maurice Nadeau, Storia e antologia del surrealismo, Mondadori, 1972

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