23.10.12

Scuola pubblica. Don Milani contro Capitini.

“Micropolis” nel giugno 1998 ripubblicò alcuni testi della polemica tra due persone che si stimarono e insieme condussero alcune battaglie antimilitariste, tra cui quella per l’obiezione di coscienza: il filosofo e pedagogista perugino Aldo Capitini, teorico e propagandista della “non-violenza”, della cui nascita si celebravano i cento anni e il prete Lorenzo Milani, che  - come priore a Barbiana, in Toscana - promosse una scuola privata parrocchiale diretta soprattutto ai figli dei contadini e concepita come strumento di emancipazione sociale.
Oggetto della discussione tra i due è la scuola, che Capitini vuole pubblica, cioè garantita dallo stato e aperta a tutti, mentre Milani difende le scuole cattoliche o almeno alcune tra esse. I testi risalgono tutti al 1961 e furono originariamente pubblicati in un “Giornale scuola” pubblicato a Perugia da un gruppo di iniziativa sociale promosso da Aldo Capitini: il primo è un documento programmatico sulla scuola proposto dal filosofo umbro, il secondo è uno stralcio dalla lettera duramente critica del “priore”, il terzo è una replica di Capitini ai critici cattolici del documento e dunque non solo a don Milani. “Micropolis” li riprese da “Linea d’ombra”, la rivista diretta da Goffredo Fofi. (S.L.L.) 

Aldo Capitini
La scuola
Quando le scuole erano nei conventi e nelle parrocchie, pochi erano gli scolari ed essi imparavano poco. La civiltà moderna vuole che lo Stato apra scuole pubbliche per tutti. Questo è un bene per tutti perché:
1- ogni uomo e ogni donna, se sa leggere e scrivere, non fa brutta figura davanti agli altri, quasi scusandosi di essere analfabeta;
2- ogni uomo e ogni donna deve poter leggere libri e giornali; deve imparare per chi votare nelle elezioni, nell'interesse di tutti i lavoratori; deve conoscere le grandi questioni dell'umanità, perché tutti i popoli devono essere fratelli, conoscersi, aiutarsi;
3- ogni uomo e ogni donna deve imparare una professione e conoscerla benissimo per trovare lavoro e guadagnare dignitosamente;
4 - ogni uomo e ogni donna deve sviluppare la sua intelligenza e le sue capacità di studio, di lavoro e di  creazione culturale.
Nelle scuole pubbliche deve esserci libertà di idee per tutti, insegnanti e scolari. Bisogna imparare nella scuola a rispettare chi ha idee diverse dalle nostre. Quando la scuola è nelle mani dei clericali, essi impongono agli scolari le loro idee reazionarie. Fino al secolo scorso i proprietari in Sicilia e i "pope" in Russia erano contrari alle scuole, perché dicevano che svegliavano i popoli.
In Italia...  ancora non è attuata la Costituzione repubblicana che vuole che tutti i ragazzi, maschi e femmine, vadano a scuola fino a quattordici anni; ancora le spese statali per l'istruzione sono inferiori a quelle di tanti Stati in Europa, America, Asia.
La scuola in Italia è fondata sulla divisioni di classi sociali, perché ai figli degli operai, dei contadini e degli impiegati con piccolo stipendio sono impediti gli studi superiori: così la classe dirigente italiana tiene nelle sue mani il dominio della società italiana. Rinnoviamo la società e rinnoviamo la scuola.
Aldo Capitini
Lorenzo Milani nella scuola di Barbiana
Lo scandalo della scuola pubblica.
Barbiana 6 marzo '61
Caro dottore,
sono a letto da tre mesi con una coxite di origine e causa ignote per ora…
Vengo all'ultimo numero del “Giornale Scuola”. Non si può esaltare l'idea della scuola di Stato senza descrivere la realtà, così come non si può denigrare la realtà della scuola dei preti senza citarne l'idea…
Scandalose sono le scuole clericali di lusso, ma non quanto la scuola di Stato che non solo da quando la DC è al potere, ma fin dal lontano 1860 quando guardava in cagnesco i preti, è sempre stata una fogna di propaganda padronale per nessun rispetto migliore delle equivalenti fogne ecclesiastiche. Non muoverei dunque oggi un dito a favore della scuola di Stato dove non regna nessuna "libertà di idee", ma solo conformismo e corruzione e se invece della scuola di Stato come è oggi si parla di come dovrebbe essere allora vorrei non parlare più delle scuole di preti come sono oggi (molte) ma come sono alcune (poche) o meglio come dovrebbero essere. E in tal caso non c'è dubbio per me che sarebbero migliori quelle dei preti perché l'amore di Dio è in se migliore che la coscienza laica o l'idea dello Stato o del bene comune…
Lo scandalo più grosso non è che pochi ebrei o protestanti come contribuenti siano costretti ad aiutare qualche scuola di preti, ma piuttosto che milioni di contribuenti cristiani e poveri siano costretti a finanziare una scuola di Stato profondamente anticristiana profondamente antioperaia e anticontadina …
Vede dunque che per me l'ultimo numero del “Giornale Scuola” è disonesto. Restiamo amici come prima.
Lorenzo Milani
Aldo Capitini (a destra) con Walter Binni
Le ragioni dei nostri avversari
...Lo Stato, dicono i clericali, deve dare i mezzi per le scuole private, perché ci sia la "libertà" nella scelta della scuola. E' molto noto, ma bisogna ripeterlo, che i clericali davano alla parola "libertà" un significato diverso dal nostro. Mariano Cordovani, domenicano autorevolissimo nel Vaticano, ha scritto sull'Enciclopedia cattolica, alla voce Chiesa: "Perché ad un eretico non dovrebbe essere tolta la libertà di propaganda, quando attentasse alla fede dei cristiani?".
Possono questi tali far riconoscere che la loro scuola è ispirata alla libertà come quella pubblica ispirata alla Costituzione repubblicana, e perciò meritevole, come la pubblica, di essere finanziata? Si deve - dicono ancora i clericali e dice l'Enciclica – riconoscere il diritto dei genitori ad educare come vogliono i propri figli.
Anche qui essi non vedono che un aspetto, mentre i diritti dell'uomo sono un insieme che colpisce l'autoritarismo dell'Istituzione religiosa tradizionale. Anche i diritti del fanciullo. La Dichiarazione dei diritti del fanciullo, approvata all'Assemblea dell'ONU il 20 novembre 1959, dice al numero 10: "Il fanciullo deve essere protetto da comportamenti o influenze che possono indurlo a qualsiasi forma di discriminazione razziale, religiosa o di altro genere. Egli deve essere educato in uno spirito di comprensione, di tolleranza, di amicizia tra tutti i popoli, di pace e fraternità universale e nella consapevolezza che dovrà porre le proprie energie e i propri talenti al servizio dei suoi simili". Come si concilia questo diritto, contrario ad ogni forma di discriminazione religiosa che anche i rappresentanti della nazione italiana hanno approvato, con l'educazione che i clericali danno, e per cui vogliono anche denari (oltre quelli, abbondantissimi, che per altre ragioni traggono dalle casse dello Stato, così dure, invece, verso gli stipendi degli insegnanti e l'edilizia di proprie scuole)? [...]
Aldo Capitini

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