7.1.13

Cummings erotico (di Massimo Bacigalupo)

Edward Estlin Cummings
La primavera è la giusta stagione per divertirsi con le cinquanta Poesie erotiche di E. E. Cummings, scelte da George Firmage nella sua produzione torrenziale di calligrammi stralunati e ora tradotte con felice accortezza da Francesca Valente e Vincenzo Ostuni (Ponte alle Grazie, pp. 139, € 13,00). «there is a / moon sole / in the blue / night // amorous of waters» comincia la prima poesia, tipica dell’Età del Jazz. Secondo i nostri traduttori: «c’è un / suolo lunare / nella notte / blu // amoroso d’acque». Un’altra traduzione ancor più avventurosa (Poesie d’amore, Le Lettere, 2009) proponeva invece: «C’è una / luna unica / nella glauca / notte...». Credo però che qui «sole» sia proprio una sogliola, il che dà più senso: «c’è una / luna sogliola / nella notte / blu // amorosa d’acque».
Cummings continua dunque a tentare (e ingannare) lettori, traduttori e case editrici italiane. È un poeta del Greenwich Village, che canta la vita bohème con tecniche sperimentali, punteggiatura stravolta, minuscole per maiuscole, virgole appiccicate alle parole che le seguono. Come nell’edizione 1609 dei Sonetti di Shakespeare.
E infatti Cummings è un sonettista inguaribile. Più della metà di queste Poesie erotiche sono sonetti più o meno camuffati, come «sometimes i amalive because with / me her alert treelike body sleeps», che ha schema abcd-acef-dfeggb: «a volte io sono vivo perché dorme / con me il suo corpo vigile simile ad albero / che sentirò affilarsi lentamente...».
I poeti erotici hanno sempre l’assillo di descrivere coito e dintorni in maniera efficace e arguta («mia regina sei tu, tieni lo scettro», come cantava il Cavalier Marino). Cummings se la cava allegramente: «e dalle mie cosce che si scrollano ansimano / una pioggia assassina raggiunge d’un balzo il / fiore profondo eretto singolare che lei / porta in un gesto dei suoi fianchi...». A volte però stona, come quando una gioiosa matrona si compiace che «le vie della mia città tu riempi di bambini».
Una decina di queste poesie sono entrate nel canone delle più celebri di Cummings, quelle di cui ricordiamo l’attacco. Sono duetti salaci come «may i feel said he / i’ll squeal said she» («lui fa: mi fai sentire/ lei fa: guarda che urlo») – con deliziosa conclusione. Ci sono i testi dove si sente la parlata americana («raise the shade / will youse dearie?») e le scene del tempo di guerra: «Kiss pleece» (Cummings volontario nel 1917 scoprì il sesso «per due dollari» a Parigi). E «ventisette balordi fissano una puttana...». I bordelli del dopoguerra, e i suoi amori liberi: ora estenuati, ora paciosi, sempre puritani («mi piace il mio corpo quand’è col tuo corpo»).
Cummings era anche disegnatore, e Poesie erotiche è illustrato con suoi schizzi, in cui da bravo maschietto sembra compiacersi soprattutto della dimensione del proprio pene. Sperimentale e sotto sotto accademico, svenevole e sotto sotto becero, Cummings è un bel fascio di contraddizioni. A volte ne sono nati versi che dicono l’età, e si decifrano con gusto.

“alias”, aprile 20011

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