Una massima aurea di Stalin e dei quadri comunisti educati nello stalinismo pretendeva che fosse meglio sbagliare con il partito (o, meglio, con il Partito) che fare o dire cose giuste fuori o contro di esso. Così, per esempio, soleva dire un quadro tutt'altro che grigio, un vero eroe dell'antifascismo, Calogero Boccadutri da Caltanissetta, detto Luzzu, quando parlava con Giacomino Lo Presti, un medico che - giovanissimo - era stato suo sodale nell'attività clandestina.
Costui, comunista eretico, per molto tempo isolato e appena degnato di un saluto, lamentava che la sua colpa, quella per cui era stato ostracizzato, era di aver anticipato valutazioni e giudizi cui il partito sarebbe arrivato diversi anni dopo. Luzzu ogni volta ribadiva che chi va contro il Partito ha sempre torto.
Questa fede un po' cieca nell'"intellettuale collettivo" continuò ad essere caratteristica, anche dopo la "destalinizzazione", di non pochi funzionari, peraltro ammirevoli per la loro disinteressata dedizione e, all'occorrenza, per il coraggio. Noi giovani, talora perplessi o esplicitamente critici, venivamo bollati come "cacadubbi".
In effetti, anche adesso che il partito non c'è più, né con la maiuscola né con la minuscola, io resto pieno di dubbi, ma così duri e insolubili che non riesco nemmeno a tirarli fuori e ad esporli se non con grande sforzo. Una sorta di stipsi.
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