9.2.13

Ambientalisti ante litteram. I consigli di botanica dei genitori di Italo Calvino (F. L.)

Sul “manifesto” la simpatetica rievocazione di due scienziati, Mario Calvino ed Eva Mameli, marito e moglie, genitori dello scrittore Italo Calvino, che forse andrebbero ricordati a prescindere dalla loro prole, per i meriti acquisiti nella ricerca, per la modernità del loro approccio alla botanica e al giardinaggio. (S.L.L.)

Eva Mameli e Mario Calvino a Cuba

Lui, Mario Calvino (1876-1951), illustre agronomo che ha introdotto in Italia piante esotiche, ortaggi, alberi da frutto provenienti da tutto il mondo e ha dato un contributo fondamentale all'evoluzione delle tecniche agricole. Lei, Eva Mameli (1886-1978), prima donna italiana a laurearsi in Scienze naturali e prima a ottenere una cattedra di botanica nel nostro paese.
Insieme, negli anni Venti, hanno lavorato in Messico e poi a Cuba, dove Mario sperimentava nuove teniche per la coltivazione della canna da zucchero ed Eva curava il Dipartimento di Botanica, e insieme hanno vissuto a San Remo, occupandosi della Stazione Sperimentale di floricoltura cui avevano messo a disposizione l'ampio giardino della loro casa, come ci ricorda un bel libro fotografico del 2004, Il giardino segreto dei Calvino. Immagini dell'album di famiglia tra Cuba e Sanremo di Paola Forneris e Loretta marchi (De Ferrari & De Vega), o come raccontano biografie quali Mario Calvino, un rivoluzionario tra le piante di Tito Schiva (Alce International 1997) e la recente Eva Mameli Calvino di Elena Macellari (Ali&No, 2010).
Insieme hanno affrontato la seconda guerra mondiale, che li ha visti dare rifugio a esponenti antifascisti e ad ebrei in fuga, mentre i loro due figli salivano in montagna (i Calvino furono, per questo, sottoposti dai tedeschi a false fucilazioni). E insieme li hanno ricordati Libereso Guglielmi, giardiniere leggendario che ebbe proprio in Mario il suo primo maestro (Libereso, il giardiniere di Calvino, di Ippolito Pizzetti, Muzzio 2009) o il figlio primogenito Italo, in opere come La strada di San Giovanni e La speculazione edilizia.
Per molti, oggi, sono soltanto i genitori di uno scrittore celebre, ma la loro identità di scienziati sopravvive grazie al segno che hanno lasciato nelle rispettive aree di ricerca, e alla gran mole di pubblicazioni scientifiche, articoli, manuali. Da questa montagna di carte è adesso spuntato fuori un piccolo libro dimenticato, edito da Paravia nel 1940 e tratto dalla corrispondenza con i lettori che i Calvino intrattenevano su una delle riviste da loro fondate, «Il giardino fiorito». Si intitola 250 quesiti di giardinaggio risolti (pp.187, euro 19, 50) e a riproporlo, in una edizione semplice e raffinata, è l'editore Donzelli, che lo ha corredato dell'introduzione di Tito Schiva.
È proprio Schiva a sottolineare l'attualità di un libro che contiene le domande di sempre, quelle che tutti i giardinieri dilettanti si pongono (Quando potare le ortensie? Perché la mia amarillys non fiorisce? Come si conservano i bulbi di ciclamino?), e le risposte utilissime, precise e asciutte di due scienziati famosi, abituati a lavorare su grandi spazi, ma del tutto privi di condiscendenza verso quanti «appena rincasati dal lavoro, affacciati alla finestra di un sesto piano, annaffiano sul davanzale le loro petunie blu» ( Rudolf Borchard in Il giardiniere appassionato, Adelphi 1992), o verso quei «giardini dei benzinai, quelle aiuole selvagge e imprevedibili, concimate dall'inquinamento, che per qualche bizzarria della natura danno vita a creazioni sorprendenti e toccanti» (Umberto Pasti in Giardini e no. Manuale di resistenza botanica, Bompiani 2010).
Tra le soluzioni prospettate a chi dispone di un balconcino o di un'aiuola soltanto, ma non rinuncia a farli fiorire, ce ne sono molte, infatti, che prescindono dall'esagerato consumo di veleni pronti all'uso e concimi miracolosi che oggi contribuisce a fare del giardinaggio un business colossale. Il giardino di Calvino e Mameli è piuttosto quello che nasce dalla pazienza, il rigore, la cura, l'equilibrio: il giardino «sostenibile» di due ambientalisti ante litteram.

“il manifesto”, 7 luglio 2011

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