10.3.13

Dai taccuini di Pirandello (1914). "Il corpo".

Da Christie’s nel novembre del 1995 venne battuto all’asta un taccuino di eterogenei appunti pirandelliani, per intero compilato nel 1914. C’era di tutto: frammenti poetici, idee di drammi, espressioni caratteristiche, invenzioni stilistiche, schemi di novellette. L’unico testo compiuto era La Giara tradotta in dialetto siciliano e dunque divenuta A Giarra. Sorprese un lungo frammento di trama (di dramma? di racconto? di romanzo?) raccolto sotto il titolo I corpi, da cui è tratto il brano che segue pubblicato in anteprima dall’espresso. Il critico Nino Borsellino vi vide un’ispirazione sado-masochistica e qualche rapporto con le esperienze di vita dello scrittore girgentano. (S.L.L.)
Luigi Pirandello con Marta Abba
Una moglie di rigidissima onestà ma in quanto, senza ch'ella lo sappia o lo voglia, sensuale. Soffre, s'indispettisce contro se stessa per l'impaccio che prova davanti agli uomini, amici del marito. Non li sa guardare negli occhi; è tutta imbarazzata nel parlare. Non capisce perché si turbi così, e crede che sia per la scarsa pratica avuta da fanciulla con gli uomini, per il rigore eccessivo della educazione ricevuta in famiglia. Ma la ragione del turbamento è un'altra; è la sua strapotente sen-sualità non riconosciuta, non voluta ammettere, ch'ella sinceramente a parole rifiuta e disprezza come un'ombra. Ma nel sogno questa ragione le s'impone. Un amico del marito, quello dinanzi al quale ella ha sentito sempre massimamente l'impaccio e per cui dichiara persino di provare la più forte antipatia, la visita tre volte nel sogno, e tre volte la possiede. Ribrezzo, abominazione della voluttà intera, infinita ch'ella ne ha provato. Sentimento di rimorso, e insieme abominazione anche verso il marito, che non le ha mai dato e che non potrà mai darle una voluttà simile a quella. E impone al marito di non ricevere mai più quell'amico.
Il marito non capisce; gliene domanda la ragione. Nel frattempo il servo annunzia la visita di quest'amico. Ella scappa a rinchiudersi nella stanza accanto. Quel che prova nel sentir parlare l'uomo, di cui ella è stata tutta, tre volte, l'uomo che non sa d'averla così interamente posseduta. Lo sente parlare col marito; non può resistere allo strazio di sentire quei due uomini parlare insieme, amichevolmente. Cade in una spaventosa crisi isterica, in un nero accesso di pazzia, durante il quale, essendo i due uomini accorsi, ella sotto gli occhi del marito, nell'incoscienza, nell'assoluto dominio dei sensi, s'aggrappa a quell'uomo, chiedendogli le carezze fremebonde del sogno. Il marito la strappa dal petto dell'amico; ella grida, si dibatte; poi cade quasi esanime; è messa a letto. I due uomini si guardano esterrefatti: non sanno che pensare o che dire. L'amico se ne va. Il marito ritorna presso il letto della moglie.

L'Espresso 12 NOVEMBRE 1995

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