Dalla rubrica Libri ricevuti su “micropolis”, 5 marzo 2013, la scheda di un volume non recentissimo: la raccolta postuma di poesie Non era bionda Marilyn di Piero Parrini (a cura di Walter Cremonte), pubblicata da Era Nuova di Perugia nel novembre 2011. (S.L.L.)
“Piergiorgio Parrini (ma per tutti noi era solo Piero, o anche Pierone) è nato a Perugia il 9 marzo 1941 e qui è morto il 30 dicembre 1996. Cinquantacinque anni vissuti tutti a Perugia, prevalentemente tra Porta Pesa e Monteluce e solo negli ultimi anni in una periferia perugina, dove ha anche lavorato in un ristorante (ultimo dei suoi precari e saltuari impegni lavorativi)”. Inizia così, per la penna di Walter Cremonte, il racconto di questo libretto. Parrini, figura di una socialità perduta, muore esule dalla Perugia vecchia ove è sempre vissuto e in questo esilio affida a Luca, suo aiutante in cucina, vicino a lui negli ultimi giorni, i quaderni con le proprie segrete poesie, che restano a lungo ignoti ai più. Solo molti anni dopo la condivisione e la scelta di pubblicare. Meticolosamente, quasi religiosamente, Cremonte descrive il lascito: “nove quaderni, numerati con numeri romani da I a IX, … classici quaderni di scuola di quegli anni, quasi tutti con il vecchio logo della Cassa di Risparmio”. Spiega poi che le poesie, tutte scritte a mano in carattere stampatello, risalgono a un anno fatidico e lontano (tra l’aprile dell’89 e l’aprile del 90), che sono in tutto 135, di cui alcune molto lunghe, intervallate da una quarantina di testi brevi che Parrini intitola “strapuntini”.
Dietro il libretto, dunque, una storia semplice e intensa, sull’amicizia, cui fa da conclusione uno struggente invito del curatore:“La tomba di Piero, con una sua foto bella e sorridente, è nella parte nuova del Cimitero di Perugia, proprio vicino alla tomba di Aldo Capitini. Si potrebbe qualche volta portargli un fiore: gli farebbe piacere”.
Si sbaglierebbe però chi pensasse che le poesie di Parrini, frutto di un “vizio privato”, abbiano valore solo per chi l’ha conosciuto e non abbiano “pubbliche virtù”. Poeta segreto, che accetta di vivere ai margini, poeta privo di ogni magniloquenza anche residuale, poeta prevalentemente umoristico, capace di alternare o di mescolare crudeltà e pietà, merita certamente la lettura. Basti, a mo’ di esempio, il seguente sulfureo strapuntino: “Durante la pericolosa discesa / verso l’inferno / ognuno dovrà fare / molta attenzione / a non scordare l’altro. / Potrebbe redimersi”.
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