23.5.13

“Contro il decoro”. I batteri di Tamar Pitch (Clotilde Barbarulli)

Tamar Pitch
Decoro è un termine utilizzato con diversi significati, ma non si applica a tutte le posizioni sociali, in quanto i ricchi non sembrano doversi imporre limiti e quindi non hanno necessità di essere «decorosi». Il decoro infatti è ciò che si addice a chi non ha abbastanza denaro e potere, o bellezza e gioventù per arrivare dove vuole.
Decoro e indecenza, sostiene Pitch (Laterza 2013), non solo non si escludono, ma si implicano, delineando modalità di controllo che tengono «in riga un ceto medio impaurito e impoverito». L’ideologia del «decoro» rafforza così l’egemonia neoliberista, ed infatti parole come decoro e dignità sono ricorse spesso nel lessico dell’opposizione al berlusconismo. Nell’attuale società dell’insicurezza, si enfatizzano la responsabilità individuale e il rischio: un buon cittadino rischia sul mercato del lavoro – da qui l’elogio della precarietà – ma si mette al riparo blindando la casa ecc.
Il decoro riguarda anche l’urbano: il protagonismo dei sindaci – con l’elezione diretta – si è moltiplicato nel «ripulire» la città. Non si può dunque sottrarre il campo semantico evocato dal termine sicurezza a retoriche e politiche «di destra, quindi escludenti, repressive, legittimate dalla paura». Tra le ordinanze più tristemente famose che prendono di mira le modalità dell’accattonaggio «molesto», c’è quella dell’attuale sindaco di Firenze (2009), preoccupato del fastidio di commercianti, esercenti di bar e simili, un modo di contrastare la presenza di figure anomale e scom. It. maggio 2013ode sul territorio. Per capire «i germi e i batteri» da buttar fuori «dalla casa comune dei cittadini perbene», Pitch esamina leggi e ordinanze recenti su sport, droghe, immigrati e prostituzione.
Ultimo tassello della retorica del decoro è il concetto di merito, in nome del quale «si affamano» le scuole pubbliche, si affossano le università e si premiano le private, una strategia in cui fa da sfondo la volontà di «sbarazzarsi del nefasto retaggio del Sessantotto» per l’esplosione di creatività e desiderio non riducibili al solo consumo di merci ed alla passività. E tuttavia nella crisi attuale il ritorno al «pubblico» sulla scena sociale può esprimere un rinnovato bisogno di collettività?

"Le monde diplomatique" ed.it. maggio 2013

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