30.6.13

Teologia della liberazione (Filippo Gentiloni)

Recupero dal "manifesto" un breve articolo del 2011 per i 40 anni della "teologia della liberazione", utile anche a capire e misurare i gesti del nuovo papa cattolico. (S.L.L.)
Leonardo Boff
La teologia della liberazione compie 40 anni: non sono molti, ma sembrano un secolo. Era nata nel 1971 dal libro pubblicato da Gustavo Gutierrez nel Perù e si era rapidamente diffusa nel mondo cattolico dell'America Latina e non soltanto. Nonostante la decisa opposizione del Vaticano, che temeva soprattutto l'ingresso del comunismo ateo nella teologia cattolica. In realtà la nuova teologia ha cercato soprattutto di combattere la povertà e l'oppressione di larghi strati di cittadini che il capitalismo dominante stava facendo soffrire. Si riscopriva, così, il compito centrale del messaggio cristiano che era stato troppo oscurato. "Il clamore dei poveri", come ha ricordato in questi giorni Leonardo Boff, uno dei protagonisti della nuova teologia: «Non ci sarà mai posto per la teologia della liberazione all'interno dell'attuale spietato sistema capitalista, dove potrà svolgere soltanto un ruolo di resistenza, aprendo brecce attraverso cui il povero e l'oppresso potranno costruire spazi di libertà, favorendo la nascita di un altro modello di Chiesa, più comunitario, evangelico, partecipativo, semplice, dialogante, spirituale e incarnato nelle culture locali. In questo quadro la teologia della liberazione è chiamata a raccogliere gli sforzi dei cristiani per il riscatto della dignità dei poveri, animando gli sforzi verso una umanità che ancora non conosciamo, ma che crediamo in linea con quella indicata da Gesù».
Ancora Boff: «La teologia della liberazione richiama le altre teologie alla loro responsabilità sociale, nel senso di collaborare alla gestazione di un mondo più giusto e fraterno. Una teologia che tace di fronte alla tragedia dei milioni di affamati costretti a morire prima del tempo, non ha nulla da dire al mondo su Dio».
Oggi la teologia della liberazione, nonostante le difficoltà che vengono dal Vaticano e da tutto il mondo capitalista, continua a vivere e a diffondersi soprattutto nei paesi più poveri, nelle comunità di base, più che nelle facoltà e nei centri di teologia. E sfugge, in un certo senso, al controllo delle varie autorità teologiche. Boff: «Nonostante le difficoltà, il clamore dei poveri non le consentirà di morire».

"il manifesto", 30 ottobre 2011

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