10.6.13

Verneland. Le macchine di Nantes (di Silvia Veroli)

Cosa hanno in comune Jules Verne, James Herbert George Wells e Ray Bradbury? Un cratere sulla luna. A ciascuno dei tre ne è stato infatti intitolato uno, anche se nel caso dell'autore di Fahrenheit 451 la dedica era non diretta a lui personalmente ma a uno dei suoi libri: Dandelion wine. Tutti e tre sono letterati, dunque eccezioni alla consuetudine di battezzare le depressioni lunari con il nome di scienziati; del resto, è ben spiegato da Jeff Spender nel racconto di Cronache Marziane - And themoon be still bright: «La scienza non è che la spiegazione di un miracolo che non riusciamo mai a spiegare e l’arte è un’interpretazione di quel miracolo». Inoltre tutti loro si sono occupati di fantascienza in modo anomalo, hanno immaginato alieni prima di Rambaldi (grande ritorno tra le stelle anche il suo, dopo Bradbury, in questo 2012 in cui più che finire la terra si popola il firmamento) e abitato Marte prima di Curiosity.
Il pioniere è Verne, viaggiatore di suolo, sottosuolo e spazio tempo interstellare oltre che autore di libretti d'operetta e svogliato giurista; con il poco più giovane H.G. Wells ha condiviso, oltre che la primogenitura del genere fantascienza (volendo ignorare altri antichi precursori: su tutti, parlando di Selene e Seleniti, Luciano di Samosata), la passione per biologia e geografia e soprattutto la lungimiranza ai confini della preveggenza tipica di certe potentissime fantasie ed intelligenze.
Verne e Wells (il secondo al centro dei divertimenti radiofonici di Welles Orson) sono stati entrambi oggetto d’amore delle arti visive compresa la settima, e fin dai suoi albori. Georges Méliès (anche lui, come Wells e i Fratelli Lumière figlio degli anni 60 dell’incredibilmente fertile e immaginifico ’800 europeo) cineasta, inventore, illusionista ha condensato nel suo Le voyage dans la Lune le poetiche dei due scrittori e i sogni di molte giovani generazioni successive. Il film a quadri è noto: l’immagine della faccia facciosa della luna (presa in prestito dall'attore Victor Andrè) con il razzo conficcato nell’occhio è a sua volta impresso nell’immaginario collettivo di cinefili e non; il genere è fantascientifico e parodistico, poiché fa gentilmente il verso a Dalla Terra alla Luna di Verne e ai Primi Uomini sulla luna di Wells. Il viaggio sulla Luna compie quest’anno 110 anni (come Zavattini, anche lui autore di fantascienza - a fumetti) anche se festeggiamenti cinematografici importanti sono stati celebrati già nel 2011, quando a Cannes è stata presentata la versione restaurata del nastro e Scorsese gli ha reso un lungo omaggio nel suo Hugo Cabret. Epigono naturale di George Méliès e interprete talentuoso dei sogni dell’800 è stato il ceco Karel Zeman (classe 1910), autore dei film dedicati al Fantastico Mondo di Jules Verne, lavori a metà tra animazione e live action dove, tra fondali dipinti, tableaux vivant e stop motion, prendono vita le bellissime incisioni che illustrano i preziosi volumi della serie dei viaggi straordinari di J.V.
L'arte che gira attorno a Verne è anche meccanica, invenzione, artigianato; Méliès (anche attore nel Voyage dans la Lune, nei significativi panni di un Merlino capo astronomo) maestro del cinema delle attrazioni finì la sua carriera a fabbricare giocattoli, alla maniera dello zio Philip del Magic Toyshop di Angela Carter in pieno realismo magico. Karel è immerso nella stessa scuola di Jiri Trnka, legato alla tradizione boema del teatro di marionette, cui pure si rifà un poco noto Marco Ferreri quando realizza - per la tv francese - quella gigante di Gargantua nel biopic Faictz ce que vouldras.
E meccanici e artistici sono anche gli artefici della più recente interpretazione del sogno proto-fantascientifico europeo che è avvenuta, non a caso, a Nantes, proprio davanti al museo dedicato a Verne, nel luogo dove un tempo sorgevano i cantieri navali della città prima di essere trasferiti a Saint-Nazaire, una delle patrie di Tin Tin. Dal 2007, infatti, l'ile de Nantes è stata riqualificata col visionario, perfetto e fruttuoso progetto delle Machines, immaginate dagli artisti Francois Delarozière e Pierre Orefice (nomen omen tanto per cambiare) sulle rive della Loira. Macchine, fatte di legno, acciaio, pelle, legno, lamine d'oro e d'argento, con bulloni e ingranaggi a vista che incarnano i disegni di Leonardo da Vinci (sepolto nella non lontanissima Amboise) e le suggestioni avventurose di Verne. Per rilanciare l’area urbana dismessa i francesi non hanno messo limite alla portata dei sogni cui dare vita: a partire dall'idea maturata in seno alla compagnia di teatro di strada La Machines, è stato realizzato, per cominciare, un elefante alto 12 metri, di legno e metallo, che, spinto da 60 cilindri idraulici, pneumatici e a benzina, porta a spasso per l'île de Nantes fino a 49 turisti per volta percorrendo dagli 1 ai 3 km orari. C'è una galleria di macchine dal sapore botanico preistorico, dove convivono vegetali veri e riproduzioni meccaniche e dove si può fare un'esperienza di volo su pterodattilo, o cavalcare enormi bruchi, salire a bordo di macchine ascensionali e pedalare indietro nel tempo su biciclette d'antan. L’atelier artistico, artigiano e ingegneristico è sempre all’opera e sotto gli occhi di tutti: ospitato anch’esso nella grande struttura degli ex cantieri è visibile per tutti i visitatori che possono affacciarsi dalle grandi balconate di legno che lo circondano. L’intera location, la Galleria delle macchine meravigliose e gli spazi che la circondano, è diventata un centro di aggregazione e proposta culturale con calendari di iniziative stagionali serrate che vanno oltre gli speciali natalizi: solo tra ottobre e novembre c’è in programma una ricca Etè indien con eventi internazionali di arte varia e di qualità, dal teatro (quello catalano della Fundacion Collado che porta in scena La Vida del Lazaro) alla musica dei Tuareg e del sud alegrino (coi Kel Assouf e gli Aicha Lebgaa) e la clownerie dell’artista francese Emma. L'ultima attrazione è una ciclopica giostra di mostri e mondi marini, inaugurata la scorsa estate. È alta 25 metri e larga 22, popolata da creature che neanche Jack Sparrow ai confini del mare ha mai visto: granchi giganti, razze abissali, calamari titanici; la super giostra è accessibile anche per chi è costretto in carrozzella, e in grado di issare 300 persone (84 possono girare in groppa ai mostri) dentro un universo strabiliante, che pure si riesce a esplorare in meno di 80 giorni e senza scendere d’una lega sotto i mari.

“alias” 10 giugno 2012

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