31.7.13

Sulla librosità (Gian Paolo Cesarani)

Qualche anno fa mi capitò di dover fare un piccolo regalo a un'anziana signora. Mi fu detto che desiderava (da me, lo «scrittore»!) un bel libro. Io sapevo però che non era assolutamente abituata alla lettura. Che cosa scegliere per lei? Ecco un minimo ma per me importante quesito. Non volevo cavarmela con Liala. Alla fine scelsi I Buddenbrook, pensando che l'atmosfera del libro (la vita di famiglia, le case, i pranzi) l'avrebbe interessata; e che la scrittura non l'avrebbe intimidita.
Qualche tempo dopo venne a trovarmi. Il libro le era piaciuto enormemente: voleva leggere altre cose di quello scrittore. Chiacchierando, mi disse però una cosa che mi lasciò stupefatto: quel libro era «proprio uguale» a l'altro libro (l'unico) che aveva letto fino a quel momento. Non ricordava l'autore, ma ricordava benissimo il titolo: era Per chi suona la campana.
Possibile? Pensando a un errore, le feci raccontare la trama. Non c'erano dubbi. Si trattava proprio del signor Hemingway. Confesso che la cosa mi intrigò moltissimo e che — da allora — ogni tanto ci penso e ripenso, cercando di capire. Che cosa potevano mai avere in comune, per quella persona, due autori che, a noi abituati a leggere, sembrano tanto diversi? Che cos'hanno in comune i libri di Mann e Hemingway, che a noi sfugge? (perché, il caso di quella signo¬ra non è raro affatto).
Risposi provvisoriamente a me stesso: hanno in comune la librosità. L'esser libri, insomma. Due libri, diversissimi fra loro agli occhi dei lettori abituali, sono molto simili agli occhi di chi lettore non è. Ma simili come? Riflettendoci, penso di aver trovato una risposta: sono equidistanti dalla vita. Vale a dire: entrambi lontanissimi. Per chi non è abituato a leggere, i libri sono tutti molto simili fra di loro come per noi sono estremamente simili le stelle. Siamo così lontani dalle stelle che non ne vediamo le differenze. E i libri sono così lontani dalla «vera vita» da parer molto simili fra loro a chi è abitualmente immerso nella vita ma non nelle letteratura (e sappiamo che è un bel po' di gente)…

“La lettura”, febbraio 1980

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