26.10.13

Dal dizionario del partigiano anonimo (Angelo Del Boca)

Non so chi oggi – dopo l’amministrazione controllata e la morte della signora Elvira che credo continuasse a dirigerla - detenga la proprietà della Sellerio e chi la guidi. Devo dire però che mi ha riempito d’orgoglio siciliano la recente pubblicazione, di sicuro controcorrente in un clima di ibridi connubi ed improvvide revisioni costituzionali, di una bella antologia dal titolo Storie della Resistenza curata da Domenico Gallo e Italo Poma. Essa è composta in gran parte da testi inediti in volume (soprattutto dalle riviste degli anni Quaranta “Aretusa” e "Mercurio”) o comunque difficilmente reperibili. 
Vi si trova anche, sotto il titolo Un uomo ordinato, un dizionario del partigiano anonimo che l’autore, Angelo Del Boca, riferisce trovato indosso a un partigiano ucciso e senza nome nella primavera del 1945 sull’appennino ligure-emiliano, uno di quei corpi senza vita che le nevi dell’inverno avevano coperto e – in parte – preservato e che il disgelo restituiva. 
Precedute dal periodo che le introduce e le contestualizza, riprendo qui alcune “voci” di quel dizionario. (S.L.L.)

Il documento che più ci sorprese fu una sorta di dizionario, una cinquantina di voci scritte a matita su altrettanti piccoli fogli d'agenda. I fogli, per l'umidità, si erano incollati e se non fossero stati scritti a matita non si sarebbe salvato nulla. Pazientemente asciugammo foglio per foglio e alla fine cominciammo a leggere ciò che segue:

Alba - Quando spunta, può essere troppo tardi.

Alexander (Maresciallo) - Avrebbe voluto, all'inizio del secondo inverno, che fossimo spariti come talpe sottoterra. Non se l'abbia a male se gli abbiamo disobbedito: non c'erano buche a sufficienza.

Badoglio e Bonomi - Due personaggi, scialbi, che stanno al Sud, con gli americani.

Barba - Molti se la lasciano crescere, ma non sempre perché mancano di lamette. Chi la porta, automaticamente viene chiamato «Barba». E poiché in un distaccamento sono in parecchi ad averla, uno si chiamerà «Barba I», l'altro «Barba II», e così via. Ad alcuni sta bene, gli fa una faccia decisa. Ad altri addolcisce gli occhi. Altri ancora, e sono i più ostinati a tenerla, fanno pensare alle capre.

Cani - Sono un vero guaio, di notte, durante le marce di trasferimento. Il primo a sentirvi dà la sveglia al vicino, e in pochi istanti la valle è tutta un abbaio. I cani dei tedeschi invece non abbaiano. Sono alti, snelli, col pelo corto. Ti inseguono per giornate, come se ti conoscessero, ti odiassero. Cani sono anche chiamati i tedeschi, per quanto si preferisca chiamarli maiali.

Comandante - Lo si diventa per meriti, non per titoli di studio. Conosco un mungitore che ha ai suoi ordini un colonnello di Stato Maggiore. Di solito si affermano quando scoprono per la guerriglia un'autentica vocazione. Fanno sempre di testa loro, e raramente sbagliano. Quando sbagliano pagano di persona.

Nome di battaglia - Serve a mascherare la nostra identità e di rimando a tradire il nostro carattere. Esso rivela infatti le nostre ambizioni, o le nostre letture, oppure i limiti della nostra fantasia.

Partigiani - Ce ne sono di tutti i tipi: comunisti e cattolici, socialisti e liberali, anarchici e trotzkisti, giellisti e monarchici, leali e opportunisti, coraggiosi e vigliacchi, decisi e attendisti, generosi e scaltri, onesti e ladri, giovani e vecchi, eroi e doppiogiochisti, consapevoli e no, con scarpe e senza scarpe, vestiti come soldati e come pagliacci. Combattono una delle diecimila guerre che l'uomo ha scatenato su questa terra e pensano di essere dalla parte della ragione.

Paura - Chi dice di non averne è un bugiardo. Nessuno di noi può giurare che sarà vivo domani. O anche stasera.

Pippo - Con questo nome indichiamo l'aereo che vaga tutte le notti nel cielo e lancia bombe a casaccio, su noi e sugli altri. Il suo non sembra un rumore di motori, ma l'ansito di un mostruoso animale. E fin che il battito delle sue grosse ali non si affievolisce tratteniamo il respiro.

Politica - I giovani non amano e non sanno farne. I più anziani la preferiscono alle azioni di guerra.

Prete - Quello che sta con noi è l'umile e povero parroco di campagna. Gli alti prelati, in città, benedicono i gagliardetti delle «Brigate Nere».

Repubblichini - Se ne stanno in città, preferibilmente al sicuro, con le scarpe lustre, il ciuffo fuori del berretto. Quando vengono in rastrellamento, si fanno precedere dai tedeschi. Quando le buscano, i tedeschi li tolgono dai guai. Ci sono vari tipi di repubblichini. I vecchi fascisti delle squadracce. Quelli che si ritengono disonorati dall'armistizio. I filotedeschi. Quelli che spasimano per le cause perse. Quelli che vanno sempre controcorrente. Quelli che desiderano semplicemente un'arma per sparare (ce ne sono molti anche dalla nostra parte). Quelli che sperano di arricchire. Quelli che hanno risposto ai bandi e che ora non trovano il coraggio di scappare. I razzisti. Gli spavaldi. Gli isterici. Gli stupidi. Quelli della «Muti» e delle «Brigate Nere» sono i più arrabbiati (e anche i più vigliacchi); quelli della «Decima» credono di appartenere ad un corpo scelto e amano dare spettacolo (aiutati dalle loro divise da operetta); agli alpini della «Monterosa» e ai bersaglieri dell’«Italia» hanno insegnato a combattere in Germania, in modo perfetto, ma la loro idea fissa è quella di scappare. Chi li ha battezzati «repubblichini» meriterebbe una statua. Non c'è espressione, infatti, che meglio dipinga la loro pochezza e viltà e goffaggine.

Scarpe - E il nostro dramma; si consumano in un amen. Chiediamo scusa ai morti se li spogliamo, ma noi dobbiamo continuare a camminare e loro hanno finito.

Spia - Nel Paese in cui viviamo, diviso dalla guerra civile, tutti lo possono essere. Un tale che veniva da noi a mendicare pane, ha venduto per duecento lire la vita di quindici nostri compagni. Per questo siamo spietati con le spie, anche a rischio di cadere in errori.

Tedeschi - Adesso, noi che ce li siamo trovati di fronte più volte, sappiamo che non sono invincibili. Ma le reclute si lasciano ancora impressionare da quella corta giacchetta, dalla forma dell'elmo, dagli stivaletti, dal modo di correre all'assalto. È consigliabile catturarne alcuni e tenerli all'accampamento, impiegandoli nei lavori più umili. Le reclute finiscono così per accorgersi che sono esseri umani, coraggiosi e vili come gli uomini di tutto il mondo.

Vittorio Emanuele - Era piccolo col fascismo. Senza fascismo non è cresciuto di un pollice.


Storie della Resistenza (a cura di Domenico Gallo e Italo Poma), Sellerio editore, Palermo, 2013

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