4.10.13

Leggi in vendita (Beppe Grillo)

Il testo, che ripropongo senza commento, fu scritto, sul finire del 2005, per l’Agenda 2006 di Magistratura democratica, dedicata al tema della legalità ed elaborata insieme a “Libera”, e pubblicato con il sottotitolo Legalità e mercato quale riflessione per il mese di luglio. (S.L.L.)
Certe verità fin dai tempi dell'antica Grecia, possono dirle solo i comici. C'è, tra queste, la vicenda della trasformazione in atto della legge in merce negoziata sul mercato della mondializzazione (non
esclusa quella criminale). Nel grande bazar globale, il capitalismo (cioè un enorme e crescente castello di debiti) impone un clima nel quale le violazioni alla legge sono necessarie. Per sopravvivere si devono commettere crimini. Così il confine tra legale e illegale scompare.
Le situazioni si accavallano e sovrappongono: ai crimini dell'economia (concorrenza sleale, evasione fiscale, etc.) si affianca l'economia del crimine (estorsione, gioco d'azzardo, droga, prostituzione, etc). Così molti uomini d'affari diventano simili ai ladri di professione: gli uni e gli altri disprezzano la polizia, la magistratura e persino il Governo (ovviamente se e quando interferisce con le loro attività).
C'è, tra questi soggetti, qualche differenza? Se c'è, sta nel fatto che, qualche volta, gli uomini d'affari (pur non sempre e non tutti) si percepiscono come persone per bene e oneste, mentre i colleghi sono veri criminali. Ma è poi proprio così? Anche Totò Riina, quando gli fecero notare la spietatezza dei suoi crimini invitò gli interlocutori a «guardare cosa è successo in Bosnia». In alcuni famosi processi - quello per lo scandalo della Loocked e quello nei confronti della filiale americana di Cosa Nostra - l'amministratore delegato del colosso aeronautico e quello dell'organizzazione mafiosa (il noto Joe Valachi) dissero all'unisono che la corruzione e l'illegalità erano strumenti necessari per proteggersi dalla concorrenza (sic!).
Ma, se la legge è in vendita, perché stupirsi dei paradisi fiscali? Alcuni stati vendono le loro leggi al miglior offerente.. Ciò che a casa loro li farebbe definire criminali, all'estero li fa apparire come benefattori.
Lo sviluppo ha la priorità sulla sicurezza. Nel dicembre del 1984 una nuvola tossica sprigionata dagli stabilimenti di un'impresa americana a Bophal, in India, provocò migliaia di morti e 500.000 feriti gravi (e ancora oggi un numero imprecisato di persone ne subisce le conseguenze): l'amministratore delegato della società ha scontato sei giorni di prigione ed è uscito grazie al versamento di una cauzione di 2.000 dollari; oggi gioca a golf in Virginia. Ancora, il diaframma prodotto da una ditta di Richmond, diffuso in Africa nonostante le migliaia di processi promossi negli Stati Uniti per la sua pericolosità, ha determinato la morte per infezione di migliaia di donne: «Meglio che niente! il problema è l'elevatissimo tasso di natalità», ha commentato la direzione dell'azienda.
Una volta la causa del crimine era la povertà; oggi è sempre più la ricchezza.

Ma davvero certe verità possono dirle solo i comici?

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