19.10.13

Orgoglio religioso e antropomorfismo (S.L.L.)

La statua di S.Agostino nell'Aula Magna dell'Università di Pavia,
 attorniata da  monaci agostiniani, ordinari e novizi 
Stranissima cosa. 
Il mio non dare valore di verità o verosimiglianza alle favole su Giove, su Allah, o su Gesù dio incarnato, come a quelle di Pelle d'Asino o del Gatto con gli Stivali, viene letto come atto di superbia dagli autoproclamatisi "credenti", in particolare da certi cristiani cattolici, convinti che il loro credo (e solo il loro) sia razionale. Operazione difficilissima per chi pretende un dio uno e trino, immagina transustanziazioni, assunzioni al cielo e magie d'ogni sorta e le proclama verità assolute e indiscutibili, dato che il capo di questa setta è - a loro dire - infallibile. 
In verità farebbero meglio a riprendere quanto viene attribuito a un geniale loro predecessore, Tertulliano, che, sul finire dell'antichità classica, saggiamente evitava la polemica con i razionalisti, proclamando di credere a quelle favole proprio perché erano assurde (credo quia absurdum). 
Invece è una manifestazione di "fetido orgoglio" o, in gergo, di antropocentrismo l'immaginarsi - in un universo così grande e  così poco conosciuto - un'intelligenza creatrice e direttrice, un dio personale che fabbrica per ultimo l'uomo rendendolo padrone del mondo e suo schiavo. Accade così che questo incoerente personaggio si mette a dare ordini agli umani, a fornire comandamenti, a punirli trasformandoli in statue di sale e che per gioco si incarni in un uomo (un uomo vero, preciso preciso, che però non si sa bene se sia proprio lui o un figlio) e da uomo mortale si faccia ammazzare per salvare il genere umano. Naturalmente dopo tre giorni resuscita e fa "marameo" ai suoi crocifissori. 
Quel dio lì, di certo assai più primitivo del divino impersonale dei buddisti o dei taoisti, risulta, a seconda dei casi, geloso e vendicativo, giusto, misericordioso, adirato, amorevole, eccetera; ha insomma doti e difetti umani, quasi come "gli dei falsi e bugiardi" dell'antichità greco-romana. C'è una frase emblematica nella mitologia giudaico-cristiana, espressione di codesto smisurato orgoglio e del conseguente rifiuto della fragile condizione umana: "Creò l'uomo a sua immagine e somiglianza". La verità è esattamente l'inverso: è la superbia e l'ignoranza degli uomini a fabbricare divinità che somigliano a loro.

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