18.11.13

Bella figura (di Mario Baudino)

In un ritaglio vecchio di tre anni che ho casualmente ritrovato e qui posto, Baudino brevemente e brillantemente recensisce un libretto di tal Mascheroni.
Si tratta di una sagace rivisitazione, "molto italiana”, di un classico dizionario-stupidario di Flaubert, ma Baudino individuando i limiti che nel nostro tempo hanno siffatte compilazioni, quand'anche appaiano argute e brillanti, prima fra tutti la necessità – nel mondo globalizzato, mobile e policentrico – di distinzioni e di continui rimaneggiamenti. (S.L.L.)

Non c'è nulla di più italiano della «bella figura», termine intraducibile in altre lingue. Fare bella figura è essenziale. Nei salotti letterari, poi, può essere questione di vita o di morte, o almeno di carriera. Come cavarsela? Il segreto è uno solo da sempre, ed è talmente noto che non si può parlare di segreto: sparare luoghi comuni a ripetizione. Non tutti però: quelli giusti, e non è sempre così facile stare al passo con l'evoluzione dei «luogocomunisti». [...] 
Luigi Mascheroni ha deciso di soccorrere i colleghi intellettuali, scrittori, giornalisti con un agile libretto, Manuale della cultura italiana appena uscito per Excelsior 1881, che reca come sottotitolo Cose da dire, da fare e da pensare per ben figurare nei salotti italiani
Le elenca in forma di dizionario, da Dandy (uno scrittore «che si fa fotografare sul divano, a piedi nudi». Non sarà mica Lele Mora?) a Facebook («Un posto dove si incontrano un sacco di scrittori che non hanno niente da fare se non parlarti dei loro libri»), da Vittorio Sermonti («Da sussurrare all'orecchio del vicino: ''Però le sue letture di Dante, due palle''») a Gianni Vattimo («Tutta colpa sua». «Di che?» «Di tutto»).
Il quadro generale è esaltante - o deprimente: perché sorge spontanea la domanda di quanti tra quei luoghi comuni stiamo magari abbondantemente usando. Ma forse sono, più che luoghi comuni, parole d'ordine, che come tali dipendono sempre dalla sensibilità di chi le registra. 
Per esempio, che dire di questa, a proposito di Tabucchi: «Denigrarlo, ciecamente». Sicuri che nei salotti sia poi così utile? Bellissima figura In Inghilterra no. E' stato tradotto (da Canongate, con un certo ritardo) Sostiene Pereira, e il "Daily Telegraph", quotidiano moderato se non conservatore, reagisce alla grande. «Tabucchi - scrive Michael Arditti - ha ora per i lettori inglesi il suo giusto rilievo accanto a Iréne Némirovsky, Sandor Marai e Stefan Zweig, fra le grandi riscoperte continentali degli ultimi anni».

“La Stampa”, 12-11-2010

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