5.12.13

Lo sciacallo della gualdrappa e gli zii aiutanti (di Danilo Mainardi)

Uno sciacallo della gualdrappa (Canis mesomelas)
P.D. Moehlman per anni ha studiato il comportamento dell'africano sciacallo della gualdrappa. Un bell'animale dai colori vivaci la cui diffusione s'estende dalla Somalia, la Nubia e le altre regioni del Sudan fino alla Provincia del Capo. Un animale strettamente monogamo. Maschio e femmina infatti sono legati da profondi vincoli affettivi e cooperano, un anno dopo l'altro, a tirar su le nidiate. La femmina, che deve allattare, naturalmente passa più tempo al nido, che è poi una tana sotterranea. II maschio invece soprattutto caccia e, già dalla terza settimana di vita dei cuccioli, rigurgita per loro buona parte delle prede.
Ma spesso altri personaggi partecipano alle cure della prole: gli aiutanti. Sono questi altri sciacalli, adulti o quasi, che girano intorno alla coppia, che con essa hanno rapporti di amicizia, e che abitualmente portano, anche loro rigurgitandolo, cibo alla cucciolata. Ma non è tutto: gli aiutanti si danno anche da fare nella difesa del territorio di caccia scacciando altri sciacalli e nella difesa dei cuccioli dai predatori che, nel caso, sono rappresentati da iene macchiate.
Un grafico rappresenta la relazione esistente tra numero di aiutanti e numero di cuccioli allevati dalla coppia: è molto chiara: tanto più sono numerosi quelli, tanto più numerosi sono questi. Insomma, per venire nel concreto, una femmina partorisce di solito da sei a nove cuccioli, ma solo parte sopravvive. Se la coppia deve fare tutto da sola più che uno o due cuccioli non ce la fa a allevarli; se accanto ai genitori invece gravitano due o tre aiutanti, ecco che il numero dei cuccioli sale anche fino a cinque o sei.
Ma che significano, evolutivamente, questi aiutanti? Perché questo loro darsi da fare per una progenie che non è la loro? Potremmo dire che gli aiutanti sono degli zii scapoli, o delle zie nubili. Sono insomma parenti stretti dei piccolini da tirar su, e questo della parentela è fatto essenziale per la comprensione sociobiologica del fenomeno.

Si tratta, infatti, di un caso di "selezione tramite consanguinei". Aiutando un parente gli zii sciacalli non fanno altro che favorire il successo dì buona parte dei propri geni.

"L'Espresso", 14 novembre 1982

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