19.12.13

Pecore nella nebbia. Una poesia di Sylvia Plath (1932 – 1963)

Le colline digradano nel bianco.
Persone o stelle
mi guardano con tristezza, le deludo.
Il treno lascia dietro una linea di fiato.
Oh lento
cavallo color della ruggine,
zoccoli, dolorose campane.
E’ tutta la mattina che
la mattina sta annerendo,
un fiore lasciato fuori.
Le mie ossa racchiudono un’immobilità, i campi
lontani mi sciolgono il cuore..

Minacciano
di lasciarmi entrare in un cielo
senza stelle né padre, un’ acqua scura.

2 dicembre 1962 – 28 gennaio 1963

Postilla
Ho tratto il testo dal sito Sylvia Plath Poetry, che lo riprende dalla raccolta Ariel (1965). Non ho trovato indicazioni sulla traduzione, ma ho ragione di credere che si tratti di quella di Giovanni Giudici per Mondadori 1998 (Sylvia Plath, Lady Lazarus e altre poesie), di cui nel sito si rintraccia un sentito elogio. La poesia fu scritta a Londra negli ultimi mesi di vita della poetessa americana, che morì suicida il 12 febbraio 2013. (S.L.L.)

P.S. 
Come opportunamente mi fa notare un cortese anonimo lettore, Sylvia Plath non muore nel 2013, ma nel 1963, poco tempo dopo la composizione della poesia


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