13.1.14

Pavese nell'occhio della Ginzburg

In un articolo pubblicato nel 1957, sulle pagine del «Radiocorriere», Natalia Ginzburg tracciava un indimenticabile profilo del Pavese scrittore-editore, profilo che andrebbe tenuto ben presente. 
Pur senza nominarlo, chiamandolo semplicemente «un amico», la Ginzburg ricordava come quell’«amico misurava la città col suo lungo passo, testardo e solitario; si rintanava nei caffè più appartati e fumosi, si liberava svelto del cappotto e del cappello, ma teneva buttata attorno al collo la sua brutta sciarpetta chiara; si attorcigliava intorno alle dita le lunghe ciocche dei suoi capelli castani, e poi si spettinava all'improvviso con mossa fulminea. Riempiva fogli e fogli della sua calligrafia larga e rapida, cancellando con furia» e in quei fogli, non meno che nei suo romanzi o nei suoi versi, celebrava il fascino discreto della sua città e del suo testardo «mestiere».

da Marco Dotti, Arcipelago Pavese, “il manifesto, 19 giugno 2008

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