9.2.14

Clericalismo cattolico. Troppi preti in Paradiso (settembre 2000)

Quando, nel 2000, scrivevo per “micropolis” le cronache giubilari, poi diventate un pamphlet, mi meravigliai della sovrabbondanza di preti e suore negli elenchi dei beatificati o dei santificati. Sono passati 14 anni e due papi, ma non mi pare che la musica sia cambiata. Del cattolicesimo è componente fondamentale il primato della casta sacerdotale ed è normale che ad essa appartengano quei morti a cui si vuole assegnare un valore esemplare ed una funzione protettiva.
Il guaio è che di questo clericalismo oramai in troppi fanno finta di non accorgersi. Togliamo dal computo quanti credono davvero al fatto che ci sia un dio onnipotente che protegge la struttura di potere che dal Vaticano si dirama in tutto il mondo (e che sull'Italia fortemente insiste), quelli che s’immaginano colombe svolazzanti nel conclave. Di sicuro ce ne sono, ma non so dire quanti: sospetto che tra gli stessi cattolici siano in molti a non volersi fare domande e ad accettare senza fiatare le favole sulla provvidenza e il primato del prete. Ma perfino tra i laici e tra i razionalisti se ne trovano troppi che lo tollerano in silenzio.
So bene che la Chiesa cattolica è grande, che nel suo seno allignano pulsioni diverse e contrastanti, che il potere papale non può fare a meno della mediazione. So che tra i preti ce n’è di buoni, i quali osano addirittura battersi sulla terra per la giustizia sociale; con qualcuno mi capita di collaborare in battaglie che mi sembrano giuste, senza pensare di strumentalizzarli e senza timore di essere strumentalizzato, e ne apprezzo il coraggio e le capacità. So che la liberazione dall’umanità dall’oppressione sociale da una parte e la demistificazione delle illusioni religiose dall'altra sono processi l’uno all’altro connessi, ma distinti. Ma il materialista, se coerente con le proprie convinzioni, ritiene di dover partecipare all’uno e all’altro, sente come propria l’una e l’altra battaglia e non molla in nessuno dei due terreni.
Dixi et salvavi animam meam”, proclamò una volta Karl Marx, citando non so quale epistola di Paolo di Tarso. Credo di aver salvato la mia e di aver spiegato le ragioni di questo post, che riprende un frammento delle mie vecchie cronache. (S.L.L.)
Il prete Probo Vaccarini
Nelle beatificazioni del 2000 c'è un aspetto che è stato sottaciuto. I beati del 2 settembre erano tutti preti, frati e suore; tra i tanti di quest'anno è probabile che i laici non manchino, ma non sono quelli a cui si dà importanza. Insieme ai due papi spicca Padre Pio.
In occasione del Giubileo degli Anziani, il cardinale Tonini, che faceva da commentatore televisivo, indicava a modello di religiosità senile tre persone: il papa, un arcivescovo e una madre superiora. Forse per umiltà taceva il quarto, lui stesso.
In Umbria è accaduto che anche per le famiglie si additino a modello i chierici. In occasione dell’inaugurazione della chiesa Nuova di Assisi, ricostruita dopo il terremoto, sabato due settembre, è stata anche celebrata la festa della famiglia, in cui annualmente si premia con medaglia di riconoscimento una famiglia esemplare. 
Quest'anno è stata insignita la famiglia del parroco della Comunità di San Martino in Venti a Rimini, don Probo Vaccarini. L'uomo, già ateo convinto, è stato convertito da Padre Pio e, dopo la morte della moglie, si è fatto prete. Dei suoi sette figli tre sono parroci. Giovanni a Viserba Monte (Rimini), Francesco a Marmore (Terni), Giuseppe in Albania. Il quarto figlio maschio, Gioacchino, è seminarista. Delle tre figlie Maria Luisa è monaca, Maria Celeste consacrata laica, la terza, Maria Pia, battezzata dal beato di Pietrelcina, è l'unica sposata e ha quattro figli. Ho il timore che almeno tre finiranno in convento o in seminario. Anche da questo piccolo fatto risulta evidente il rischio che la percentuale di preti e suore in Paradiso continui a essere molto alta. Una buona ragione per non andarci.

da Salvatore Lo Leggio, Cronache giubilari, Giada 2001


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