27.2.14

I giorni della merla e Giulio Cesare

Invernale. Una fotografia di Dani Purcaru
Sul “Corriere” Isabella Bossi Fedrigotti  cura la rubrica La lettera, che consiste appunto nella pubblicazione della missiva di un lettore, cui si dà – se pare il caso – risposta. Il 28 gennaio scorso la lettera aveva come tema i “giorni della merla”, quegli ultimi giorni di gennaio considerati per tradizione i più rigidi dell’intero anno. Ne era autore tal Pellegrino. Riprendo qui il suo testo, che soddisfa molte curiosità, con la breve risposta della giornalista. (S.L.L.)
 
Susina nel gelo. Una fotografia di Dani Purcaru
La lettera
Gentile signora,
mi domando: è mai possibile che si seguiti a prestar fede alla panzana dei tre dì de la Merla, e cioè che gli ultimi tre giorni di gennaio siano i più freddi dell’anno, come starebbe a testimoniare quella merla che per ripararsi dal gelo andò a posarsi sull’orlo di un comignolo fumante e dopo, da bianca che era, per la caligine divenne più nera della notte; e così pure tutti i suoi simili?
Via, smettiamola di credere a queste fanfaluche e consultiamo piuttosto la fornitissima biblioteca di Don Ferrante il quale, a detta del Manzoni, era oltremodo versato «in fatto di storia, specialmente universale: nella quale i suoi autori erano il Tarcagnota, il Dolce, il Bugatti, il Campana, il Guazzo, i più riputati in somma».
Ebbene, costoro ci rivelerebbero come, al tempo di Mediolanum, Giulio Cesare, di ritorno dalle Gallie, incaricasse un certo Cornelio Merula, sacerdote del sommo Giove nonché valente astronomo, di riformargli il calendario. Che fece costui? Semplice. Prese a prestito tre giorni di febbraio e li aggiunse a gennaio, e così da allora furono chiamati i giorni di Merula che poi il popolino, solito a storpiare i nomi di cui non intende bene il significato, ribattezzò di Merla.
Ma siamo poi sicuri che i giorni della Merla siano davvero i più freddi dell’anno? E l’«effetto serra» dove lo mettete? Vogliamo scommettere che quest’anno i fatali tre giorni non saranno poi tanto gelidi, un po’ come capitò nel lontano 1948? Quel gennaio fu infatti caratterizzato da un capriccioso alternarsi di splendide giornate di sole e di massicci annuvolamenti apportatori di piogge che, tuttavia, non si tramutarono quasi mai in nevicate per via delle temperature miti. E così il Comune dovette tenere nei depositi gli spartineve di cui s’era provvisto per riscattare la figuraccia dell’anno prima allorché un’eccezionale nevicata aveva colto tutti impreparati. La benigna combinazione climatica indusse un precoce risveglio della natura, sì che gli acciottolati cittadini, le soglie delle case e, persino, le crepe nei marciapiedi si ricoprirono di un verdeggiante manto di erbetta, gli alberi s’imperlarono di gemme e i cespugli di sambuco dei Giardini e del Parco aprirono i loro bottoni in anticipo. E dei tre dì de la Merla, manco a parlarne.
Bruno Pellegrino

La risposta
Ringraziandola per le interessanti informazioni, temo, tuttavia, che quest’anno lei perderà la sua scommessa. Per domani 29 è, infatti, addirittura annunciata neve su Milano con temperature in notevole calo un po’ dappertutto: nonostante l’effetto serra. Svelato il mistero della «merla», resta però da capire perché i suoi tre giorni siano tradizionalmente considerati i più freddi.
Isabella Bossi Fedrigotti


dal Corriere della Sera 28 gennaio 2014

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