Democrazia e agibilità politica (??) non c'entrano niente
con la riforma elettorale di Renzi e Berlusconi. L'unico asse è la
governabilità: il paese deve avere un governo, fosse anche nettamente
minoritario e perciò tendenzialmente antipopolare. E il parlamento dev'essere
asservito al governo. Questa "governabilità", peraltro, non manca di
caratteri autoritari. L'aspetto più odiosamente antidemocratico è l'esclusione
dei "piccoli" perfino dal diritto di tribuna. Una volta garantito
che, al primo o al secondo turno, un governo sarà eletto ed avrà una
maggioranza non condizionata da accordi, che bisogno ci sarebbe di sbarramenti
così alti, che neppure la legge Acerbo prevedeva? Essi soltanto significano il
volere negare anche il diritto di parola a quelle minoranze critiche, di
rompiscatole controcorrente, che sono spesso il sale e il lievito della
democrazia. (2 febbraio 2014)
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