Paul Newman in "Detecive's Story" |
Forse la vera innovazione e la
maggiore intuizione del romanzo nero di Hammett e Chandler è stata quella di
aver scelto un nuovo spazio per l'eroe americano, dalla campagna (dalla libera
natura) alla città (la giungla del capitale). La grande stampa e il cinema
avevano anticipato, con la rincorsa all'attualità e allo scoop, la proposta di
un ambiente e di un anti-eroe nuovo eroe, il gangster, provocando ben presto la
proposta di nuovo eroe nel G-Man. Il romanzo, con l'invenzione del "private eye", sfugge a questo
manicheismo e offre una mediazione adeguata: il "private eye" sta dentro lo schifo, conosce la corruzione
e il male della città, ma la sua funzione è comunque quella di "scoprire i
colpevoli" anche se le leggi del mondo ne impediscono spesso la punizione.
Di qui l'aura romantica, tra durezza e sentimento, cinismo e passione
disillusa, che giustifica il fascino di personaggi come Spade e Marlowe, o, nel
fumetto degli anni Trenta, l'Agente Segreto X-9, pur con tutte le loro
differenze. Il film noir darà un'immagine e una presenza mitica a quest'eroe,
angelo caduto solo a metà e ben presente al suo tempo benché impotente a
cambiarlo, con la faccia, la smorfia, la laconicità, l'impermeabile, la sigaretta,
il passo di Bogart.
Ma coi Cinquanta il personaggio e
il genere decadono, l'eroe si fa molto più cinico e più duro o molto più
sentimentale, e il disagio del tempo si esprime meglio nel nevrotico
inadattamento di Brando, Dean, Clift, persa ormai una connotazione di
conoscenza (e coscienza) delle regole del mondo in un sovrassalto di narcisismo
esasperato. I "privates"
interessano di meno il cinema, e sembra che Hammett e Chandler debbano venir
relegati a un culto solo nostalgico, nell'incapacità degli scrittori e dei
cineasti di raccoglierne l'eredità, finché non spunta, nel romanzo, il nome di
Ross Macdonald. Il suo eroe, Lew Archer è un fratello minore, o forse figlio,
di Marlowe. Si muove in ambienti simili e incontra personaggi simili (la
California dei ricchi e dei poveri, dei magnati e degli immigrati, dei politici
e dei poliziotti, dei "guru" e degli sfasati, delle mogli
insoddisfatte e delle bionde frigide — in definitiva dell'ossessione del dio
denaro, per chi ce l'ha come per chi non ce l'ha), ma l'epoca è cambiata, gli
anni — e si sente — sono gli ultimi della guerra fredda e i primi della
coesistenza, in cui tutto cambia perché nulla cambia. Mac donald dimostra, da
grande solitario, la persistenza di un'intuizione e di un'ottica, prima che, stavolta
dalle città di provincia (con Thompson) o dalla megalopoli newyorkese (con Mc
Bain) non dimostrino un'attualità maggiore, e una nuova durezza, poliziotti
(poliziotti, non privates) al limite
della violenza gratuita in risposta ad altra violenza gratuita. Ma intanto,
negli anni Sessanta, quel poco di "privates"
che operano vengono da lui, Macdonald. Il Paul Newman-Archer (in cinema Harper,
perché, Newman sosteneva che i nomi che cominciano con H gli portavano fortuna)
di Detective Story (da Bersaglio mobile) di Jack Smight, 1966,
splendida sceneggiatura di William Goldman piena di citazioni e omaggi ai
classici, ha una sensibilità tutta da anni Sessanta, una consonanza che
ritroviamo in uno dei primi film di Burt Kennedy (quando Kennedy ancora
prometteva bene), La trappola mortale,
1965, ultima e tardiva, commovente apparizione della coppia Glenn Ford-Rita
Hayworth, e perfino, più tardi nel Nicholson di Chinatown e nel Gould del Lungo
Addio. Newman farà di nuovo Archer-Harper in Detective Harper: acqua alla gola (The drawing pool, 1975) di Stuart Rosenberg, un film insicuro e che
sa di superato, incapace di attualizzare il genere, ma di cui si ricorda una
significativa battuta della donna al protagonista: "Harper, tu non sei
affatto un duro!" Gli occhi chiari di Newman , e la sua integrità non
reggono di fronte a quelli spietati di Clint Eastwood, Dirty Harry, nel film di Siegel che, annunciato dai due di Gordon
Douglas con Frank Sinatra, spinge il cinismo a spietatezza e rida fiato al
poliziotto truce. Il private è sconfitto, e può reggere ancora solo nei film
comunque revivalistici di Polanski o Altman, o nei Marlowe con Mitchum.
“Scena”, Anno VII n.2 Febbraio
1982
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