18.2.14

Rosa Luxemburg e l’epicureismo socialista (di Àgnes Heller)

Da un vecchio libro-intervista con Àgnes Heller traggo questo brano “epicureo” e “luxemburghiano”. Allora, rivolta a un pubblico molto politicizzato, la Heller sembrava polemizzare soprattutto contro un tipo di impegno totalizzante, contro l’idea di un militante che tutto sacrificava all’impegno politico; ma il suo argomentare può tornare utile anche oggi, quando quella figura sembra scomparsa.  (S.L.L.)
Luigino Vajola
P.S. 
Mi sono ricordato una storiella, che mi raccontò un caro compagno, che fu sindacalista nella Cisl e nella Cgil e deputato all’Assemblea Regionale Siciliana: Luigino Vajola. Mi pare utile a dare l’idea su cosa fosse la “politica” totalizzante degli anni 70. Un giovane commesso comunista è membro del direttivo e della segreteria della sezione, consigliere comunale, impegnato nell’attività sindacale tra i dipendenti del commercio. Nel meridione, ove opera, l’uso è di fare le riunioni alle otto e mezza di sera, perché vi partecipino anche lavoratori impegnati fino alle venti: si cena alla fine, verso mezzanotte, riscaldando la minestra preparata per le nove dalle donne di casa. Ma è sacrificio che per la causa il giovane fa volentieri. Quando si sposa e torna dalla luna di miele vorrebbe riprendere le antiche abitudini, sicché il lunedì dice alla giovane moglie: “Stasera ho segreteria di sezione. Non so quando torno. Tu mangia”. Il martedì: “Per stasera mi hanno messo Consiglio Comunale. Non aspettarmi, mangia”. Così di seguito: il mercoledì riunione sindacale, il giovedì incontro-scontro coi compagni socialisti, il venerdì direttivo di sezione; ogni comunicazione immancabilmente finiva con il “mangia”. Il sabato mattina la mogliettina gli fa, sorridente: “Stasera in questa casa si scopa. E chi c’è c’è”. (S.L.L.)   
Rosa Luxemburg
Lo stoicismo-epicureismo moderno è attivo.Esso non implica in alcun modo un nascondersi, uno sfuggire, un ritirarsi nella pura sfera interiore.
La figura classica dell'epicureismo socialista fu Rosa Luxemburg, una teorica e combattente tra le più significative, che si rifiutò sempre di usare la ragione come «calcolo». Essa portò la passione nel pensiero e nell'azione, senza la minima traccia di risentimento personale. Nonostante tutto il suo impegno nel movimento, non diventò mai una «politicante». Rifiutò l'ascetismo anche in nome della sua fede democratica: l'ascetismo è sempre una forma aristocratica di comportamento. Essa ha saputo godere la vita. Amore, amicizia, natura, arte, tutto ciò rientrava per lei nella vita intera. Era ben lontana dalla sua personalità la tendenza a reprimere artificiosamente il piacere. Godeva delle più piccole cose della vita: del veder crescere una pianta, di cucinare per i bambini di Kautsky, dello stare in silenzio con un'amica, di un buon libro. Ha scelto consapevolmente la condotta di vita di stile goethiano, e ha sempre voluto convincere i suoi compagni che proprio i militanti se ne devono appropriare.
Il moderno epicureismo si caratterizza per un giusto «mezzo» nella condotta di vita. Chi si preoccupa esclusivamente della propria «identità», della soluzione di ansie e «frustrazioni» personali, chi coltiva il piacere per il piacere, per raggiungere «la gioia» o la «quiete» o il pieno sviluppo della propria soggettività in un mondo invaso dalla crudeltà, in cui violenza e fame sono all'ordine del giorno, dove sussiste l'obbligo morale di tentare di fornire assistenza anche attraverso la rinuncia all'uno o all'altro godimento, quest'uomo incarna l'identità dell'estraneazione. La liberazione pura e semplice dalle repressioni non fa che confermarle. Un edonismo di questo tipo è contrario al dovere morale e finisce per avvelenare l'inclinazione stessa, che non riuscirà mai a trasformarsi in inclinazione-verso-il-buono, ma rimarrà inclinazione-verso-il-piacevole. Persino gli uomini che si consumano interamente nella lotta quotidiana dell'esistenza, gravati da vecchi pregiudizi, sono al tipo umano sopra descritto di gran lunga superiori per il semplice fatto che vivono nel mondo e, volenti o nolenti, operano una mediazione per la società. Ma chi, al contrario, vive solo nel mondo e per il mondo, chi si spende interamente nell'attività politica, pensa solo a questo e non ha «tempo libero» per l'autoriflessione, per lo stare con gli altri, per la gioia di vivere, per l'immediatezza; chi dissolve completamente la sua soggettività nelle azioni, insomma il «politicante», che vede sfumare il proprio mondo di sentimenti, o si aggrappa unicamente alle «azioni», che non è più in grado di distinguere tra ciò che è importante e ciò che è marginale, dal momento che per lui l'avvenimento politico più secondario assume dimensioni gigantesche, e che proprio per questo cade immediatamente nella disperazione più profonda se qualcosa non va secondo i suoi piani; che da solo, al di fuori dell'attività politica quotidiana, non è capace di intraprendere nulla, essendo vuoto, privo di personalità, costui è identico con il mondo in cui vive. E non si libera certo dalle repressioni da cui vuole liberare il mondo. La sua ragione si trasforma in sottigliezza, il suo intelletto in calcolo. Anche gli uomini che siedono tutti i giorni davanti alla televisione con i loro bambini sono superiori ai «politicanti», poiché hanno preservato una briciola di sfera intima e di capacità di godere.
La personalità di Rosa Luxemburg mi è servita per dimostrare che cosa significhi epicureismo attivo. In sintesi: né l'edonismo, né il politicismo, bensì una terza possibilità, il «mezzo»; una vita totale, rivolta verso il mondo, attiva, razionale, dove si impara a distinguere tra ciò che è importante e ciò che è marginale, poiché non si rinuncia all'autoriflessione e all'autogodimento, alla gioia di vivere, e perciò non si cade nella disperazione se qualcosa «va storto», poiché uno scopo non è stato raggiunto.

da Morale e rivoluzione, Savelli, 1979.  

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