1.3.14

Flegonte di Tralle, “meravigliosa” zitella (di Carlo Carena)

Busto dell'imperatore Adriano
Il Libro delle meraviglie (Einaudi, 2013) di Flegònte di Tralle è il Guinness dei primati dell'antichità. L'autore, nativo della città di Tralle in Asia Minore, fu liberto e segretario a Roma dell'imperatore Adriano e forse compilò quella raccolta di storielle per lo stesso imperatore, curioso letterato e viaggiatore. E invero, chi voglia viaggiare nel mondo della fantasia più accesa, anche nelle poche pagine che ci rimangono dell'opera del dotto e ingegnoso asiano trova di che soddisfarsi ampiamente. Vi può accedere ora nella traduzione italiana che ne danno Tommaso Braccini e Massimo Scorsone con ricchezza di dati e di analisi, bibliografia, note e Appendice che superano in mole quella, purtroppo ridotta, del testo originale. Vi spiegano anche l'importanza di questo modesto letterato nella cultura letteraria moderna. Le sue rappresentazioni orrorifiche e demoniache ne fanno un antesignano del gotico romantico.
Quello dei mirabilia è un genere letterario che, nato dotto in epoca alessandrina, si popolarizzò poi su richiesta dei lettori e a soddisfazione non solo loro ma, si può credere, degli stessi scriventi. La mineralogia, la botanica, la zoologia, l'antropologia, la geografia, la storiografia offrivano un campo sterminato a chi volesse raccogliere il credibile e il vero, e volesse stupire con l'inverosimile eppure anch'esso vero. Flegonte spesso documenta l'impossibile o almeno lo sbalorditivo che viene narrando, riferisce fatti contemporanei, è minuziosamente circostanziato sul dove e sul quando, a volte garantisce addirittura l'autopsia (l’aver visto di persona, .d.r.). Nelle sue pagine superstiti è soprattutto l'uomo il protagonista di questi filmati di spessore millenario. Quanto più egli arretra nei tempi, tanto più si trova di fronte a un regno della natura che, perché primitivo, come tutto in primavera, è più sfolgorante e poderoso. Ciò gli mette il cuore in pace: «Non bisogna considerare con incredulità - scrive durante la rassegna di enormità di certi nostri antenati - nemmeno tali prodigi, se si pensa a come la natura in pieno rigoglio delle origini abbia fatto crescere tutti gli esseri mentre in seguito, sopraggiungendo per essa l'età del declino, si siano deteriorate di conserva anche le dimensioni degli esseri viventi».
Ciò si constata soprattutto in scoperte archeologiche o in apparizioni di spettri di trapassati. Che sono, per noi, l'argomento del primo capitolo dell'opera di Flegonte quale possediamo. «Non molti anni or sono» a Messene da un'urna spezzata emerse un teschio di dimensioni triple di quelle oggi normali; da un'iscrizione annessa fu facile riconoscervi il capo di Ideo, un eroe cantato da Omero nell'Iliade. In una grotta in Dalmazia «è possibile vedere» molte carcasse con costole superiori a 7 metri. Un terremoto a Reggio fece affiorare teste con denti di 30 centimetri; mentre i Cartaginesi scavando un vallo scoprirono due scheletri di 10 e 12 metri.
E quanto a lunghezza della vita, il capitolo dell'opera, o un'operetta parallela dedicata ai Longevi, parte da un elenco nominativo di 68 centenari basato sui censimenti romani, per arrivare ad alcuni centoquarantenni e approdare a Epimenide cretese, che secondo Flegonte muore a 157 anni e secondo i suoi compatrioti a 299 (bisogna peraltro tener conto che rimase addormentato in una caverna per più di un quarantennio).
Ma fin qui... Il bello viene nel museo degli orrori. Ermafroditi che lavorano come giardinieri, uomini che partoriscono, una madre che fa otto figli in un anno. Solo pochi decenni prima di Flegonte una donna a Roma partorisce una scimmia; ai suoi tempi stessi, 112 d.C, ancora a Roma venne alla luce un bambino con due teste (pochissime, ai tempi di Nerone se ne ebbe uno con cinque). Flegonte è poi uno specialista in revenants e fantasmi. Dalla nota novella con cui il suo libro inizia, quella delle apparizioni notturne di una fanciulla morta accanto all'innamorato; a Tiresia trasformato in donna e poi tornato uomo in un balletto piacevole e crudele assieme.
Al Libro delle meraviglie si aggiunge nella bibliografia di Flegonte, ed è aggiunta anche nell'edizione Einaudi, una Storia delle Olimpiadi dalla prima edizione fino ai suoi tempi, all'incirca la duecentoventisettesima (anni intorno al 137 d.C). La perdita di quest'opera, a parte il valore documentario, non sembra peraltro essere stata gravissima, se il patriarca Fozio, che ancora ne disponeva a Costantinopoli nel secolo IX, confessava di non aver retto oltre l'Olimpiade 177sima (72 a.C.) perché quell'elenco sistematico era di un tedio micidiale. Infine, la migliore definizione di Flegonte rimane forse quella messa in bocca al suo imperatore dalla Yourcenar nelle Memorie di Adriano: «L'insostituibile Flegonte ha i difetti d'una vecchia zitella, ma è il solo segretario che abbia resistito con me». Con i suoi racconti davanti al focolare diverte e a modo suo fa riflettere.


“Il Sole 24 ore”, 8 dicembre 2013

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