28.3.14

Ministri. Il contrappunto della Giannini e la "politique d'abord" (S.L.L. - micropolis marzo 14)

La ministra Stefania Giannini, da poco insediata all'Istruzione, deve far fronte a un'inchiesta istruita dalla Corte dei Conti di Perugia relativa a un danno di circa 500mila euro arrecato all'erario, quando la stessa era rettore dell'Università per Stranieri. 
Qualche anno fa, sotto la sua guida, la Stranieri prese in affitto un immobile vicinissimo alla sua sede di piazza Grimana, ove per anni era stato attivo il “Contrappunto”, un ristorante musicale. L'obiettivo era di realizzarvi una “scuola internazionale di cucina italiana” e un centro di ristorazione e incontro per studenti e docenti pomposamente denominato “club house”; ma la società privata che avrebbe dovuto gestire il progetto e pagare il canone d'affitto s'è defilata e l'Università ha sborsato fior di quattrini per una struttura senza alcuna utilità. Il nuovo rettore, Paciullo, ha espresso una solidarietà forte (“la gestione del ministro è la mia gestione”), ma ha ammesso che “il danno erariale vi è stato”, sebbene imputabile esclusivamente al privato.
L'inchiesta comunque va avanti e per la Giannini resta il rischio di dover rifondere in solido il mezzo milione, corrispondente a quasi due anni di indennità parlamentare e ministeriale. 
L'impressione è che alla base di questa vicenda ci sia l'ossessione del “fare”. Il modello, in grande, è il Berlusca del Ponte sullo Stretto; in piccolo l'accoppiata Locchi-Boccali sulla ristrutturazione Nuova Oberdan dell'ex Mercato coperto. Si lanciano proclami, si assumono deliberazioni, si contraggono obblighi, senza star troppo a pensare, secondo la logica dell'antica, napoleonica politique d'abord: “prima ci si impegna e poi si vede”. I risultati di questo modello di governo sono penosi: dappertutto progetti abortiti e lavori interrotti. E intanto si sono commissionati e retribuiti studi e consulenze, si pagano penali, si scontano danni erariali. Prima o poi bisognerà fare i conti e capire quanto è costato il “movimentismo” dell'era di Berlusconi.

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