28.3.14

Umbria. Arrivano i cinesi (S.L.L. - micropolis marzo 2014)

Due signore cinesi hanno conquistato in questo marzo spazio e attenzione sui giornali locali.
Il rettore dell'Università per Stranieri Giovanni Paciullo consegna
alla miliardaria cinese Chan Laiwa  la "Medaglia d'Oro Speciale"
La prima è sicuramente Chan Laiwa, la donna più ricca della Cina, il cui patrimonio personale secondo Forbes ascenderebbe a circa due miliardi e mezzo di dollari, collocandola al 15 posto nella classifica dei più ricchi del mondo. Di lei si racconta di tutto: che ha 73 anni e un marito decisamente più giovane, attore di successo, che al “Brufani” è rimasta bloccata nell'ascensore con una conseguente sua crisi d'ansia, che discende da una nobile dinastia Manchu, che è una “self-made woman”, che guida un grande gruppo di costruzioni e ha l'anima da filantropo.
Studenti  cinesi alla cerimonia di premiazione di Chan Laiwa
L'occasione è il conferimento di una “Medaglia d'Oro Speciale” dell'Università per Stranieri e Giovanni Paciullo, l'ex notabile democristiano che ne è il Rettore, approfitta per lanciare il progetto di un Collegio Cina, una struttura di ospitalità dedicata appunto agli studenti cinesi, per la quale chiede il contributo di spinta del gruppo di Chan Laiwa.
La seconda cinese è anche lei un'imprenditrice, sebbene non se ne faccia il nome: gestisce un traffico di prostitute sue connazionali insediate nei condomini della zona di Fontivegge a Perugia, quasi tutte regolarmente fornite di documenti di soggiorno per motivi di studio o turismo. E' stata denunciata in seguito a una retata.
Giovane cinese in una casa di prostituzione
La presenza in Umbria di queste due signore è certo un prodotto della globalizzazione degli ultimi decenni, ma si tratta anche di due figure tipiche della tradizione cinese, cristallizzate nel patrimonio figurativo e letterario: la “gran Dama” benefattrice e la “madama” tenutaria di bordello. Forse non si sbagliava Mao Zedong nel prevedere dopo la sua morte una “restaurazione” in Cina: in effetti la straordinaria modernizzazione e il connesso sviluppo produttivo dell'impero asiatico presenta forti tratti di continuità con la sua storia antica e recente. La “società armonica” di cui parlano i mandarini del Pcc è una società fortemente gerarchizzata in cui funziona una rete di reciproche dipendenze, vecchie o nuovissime, ma il cui cemento ideologico è una sorta di confucianesimo aggiornato, che esalta la “benevolenza” come garanzia di coesione sociale. Sono temi da studiare, con la consapevolezza di essere di fronte a una civiltà complicata e colta. Quello che è certo è che la sempre più evidente presenza cinese in Italia non può più essere letta come un'emigrazione di disperati, come indifferenziato arrivo di persone, famiglie e gruppi che fuggono dalla fame e dalla miseria, ma contiene tratti di una strategia coloniale. Non ci sono – ovviamente - obiettivi di conquista o di controllo territoriale, le “colonie” cinesi sono altra cosa: insediamenti stabili che riflettono le stratificazioni sociali e i modelli della madre patria, ma insieme poli di irradiazione di un'influenza commerciale, economica, alla lunga anche politica.


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