9.4.14

Cuore. Una poesia di Miguel Hernàndez (1910-1942)

Oggi sono e non so, io non capisco come
oggi io sono in pena solamente
oggi non ho amicizia
oggi ho soltanto l'ansia
di strappare il mio cuore alla radice
e di metterlo sotto una scarpa.

Oggi rinverdisce quella spina secca,
oggi è giorno di pianti nel mio regno,
oggi lo scoramento mi scarica nel petto
piombo estenuato.

Non posso andare contro la mia stella
e mi cerco la morte di mia mano
con simpatia guardando i coltelli,
e ricordo quell'ascia mia compagna
e penso ai più alti campanili
per un salto mortal serenamente.

Se non fosse perché … ed io non so perché
il mio cuore scriverebbe la lettera finale,
la carta che vi tengo chiusa,
nel mio cuore ci sarebbe un calamaio,
una fonte di sillabe, di addii e regali,
direi al mondo “fatti i fatti tuoi”.

Sono nato con la cattiva luna
ed ho la pena di una sola pena
che vale più di tutta l'allegria.

Un amor mi ha lasciato con le braccia cadute
e non posso più tenderle.
Non vedi la mia bocca com'è disingannata,
come sono imploranti gli occhi miei?

E quanto più mi osservo più mi affliggo:
tagliare questo male – con che forbici?

Ieri, domani, oggi
patendo ogni dolore,
cuore mio, acquario malinconico,
carcere di usignoli moribondi.

Supera le mie forze, cuore,
oggi scorarmi,
io, il più accorato degli uomini,
e, per di più, il più amaro.

Non so perché, non so perché né come 
giorno per giorno mi perdòno la vita.

Il testo è tratto dal sito di Angela Molteni. La traduzione è mia.

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