26.4.14

Eletti o nominati? Preferenze o liste bloccate? Una proposta (S.L.L.)


Ci sono amici e compagni, del Pd ma non solo, che si inalberano quando qualcuno propone il ritorno alle preferenze per le elezioni politiche, compagni coerenti che le vorrebbero eliminate in tutte le competizioni elettorali dove sono tuttora presenti e, a loro avviso, inquinanti: elezioni dei Consigli comunali e regionali, elezioni del Parlamento europeo.
Le loro obiezioni sono forti e vanno dai costi della campagna elettorale, alle guerre all'interno dello stesso partito o lista, alle opportunità che le preferenze offrono alla corruzione e al voto di scambio, maggiori che altri sistemi. Obiezioni forti, che li portano a dire che le liste bloccate sono il meno peggio e che ai difetti delle liste bloccate si può ovviare con le primarie che gli elettori dovrebbero pretendere da tutti i raggruppamenti politici.
Si ragiona però come se non ci fossero altre possibilità, se si escludono i collegi uninominali a doppio turno o a turno unico che l'attuale destra sembra aborrire.
Un'altra possibilità invece c'è. E' il modello delle vecchie elezioni del Senato, che è ancora in uso per l'elezione dei Consigli provinciali. In quel modello non si sceglie in ogni collegio il candidato più votato escludendo tutti gli altri, secondo il modello anglosassone o francese tanto inviso a Berlusconi e ai suoi residui seguaci, ma, dopo aver stabilito il numero dei seggi di ciascun partito o lista (per il Senato si determinava su base regionale, ma si potrebbe farlo anche a livello nazionale o di grandi circoscrizioni), li si assegnava ai candidati che nel proprio collegio uninominale avessero ottenuto le percentuali di voto più alte. Niente guerre intestine, dunque, meno spazio alla corruzione, costi della campagna elettorale assai ridotti.
Quel sistema aveva un inconveniente: succedeva che un collegio avesse più di un senatore e un altro nessuno; ma si può rimediarvi con opportuni meccanismi, per esempio prevedendo un numero di eletti superiore al numero dei collegi. Quel sistema aveva peraltro, tra i pregi maggiori, il legame con il territorio in cui si era fatta la campagna elettorale e la conoscenza dei suoi specifici problemi. Si tratta peraltro di un meccanismo compatibile con molti tipi di legge elettorale, da quelle che prevedono ampi premi di maggioranza e sbarramenti più o meno alti a quelle proporzionali. E' adattissima per i partiti che volessero selezionare i candidati con le primarie: si farebbero primarie di collegio scegliendo di candidare il più votato.

Perché, allora, questa possibilità non è neppure presa in considerazione? Non sarà che in un Parlamento di nominati e nominatori, riportare la scelta dei rappresentanti in capo al cittadino elettore non conviene a nessuno?

stato fb 25-4-14 

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