1.4.14

Eve Arnold e l'Oriente falsificato (Federico Zeri)

Marilyn Monroe in una foto di Eve Arnold
Eve Arnold, di cui è in corso fino al 26 di aprile una mostra al palazzo Madama di Torino, fu una importante fotografa della Magnum. Scomparsa nel 2012, deve la sua fama alle immagini di alcune grande attrici, Marilyn Monroe soprattutto ma anche Marlene Dietrich e Joan Crawford, come pure a quelle che scattò a Malcolm X. Fu anche fotografa di viaggio: Haiti, l'Afghanistan, la Cina e l'India. In questa specialità non ebbe l'apprezzamento di Federico Zeri, che la considerava attenta ai soli valori formali, la bella foto, e superficiale nell'approccio verso la vita reale. Il brano che segue è tratto da un articolo del celebre critico d'arte per la rubrica sui libri di viaggio che tenne per qualche tempo su “L'Europeo” e si chiude con una stroncatura del libro della Arnold sulla Cina. (S.L.L.)

Anni fa venne prodotto a Hollywood un film intitolato If it is Tuesday, we are in Belgium, cioè Se è martedì, dev'essere il Belgio, e dedicato a quel tipo di turisti per i quali la visita al paese straniero consiste nella volata-lampo, all'interno di un pullman ad aria condizionata, che trascina i docili occupanti dall'uno all'altro dei luoghi e monumenti segnati con tre stelle nelle «guide brevi» (con intermezzo rifocillatorio nei ristoranti anch'essi marcati onorevolmente nei dépliant).
C'era da attendersi che questa sintesi di falsa conoscenza e di ancor più fittizi incontri si ripercuotesse nei libri dedicati ai vari paesi inclusi nella mappa del turismo; e infatti essi sono l'oggetto di una pubblicistica lussuosa quanto superficiale, in cui le scelte antologiche e abusive dei «blitz-tours» sono riproposte visivamente. E l'India è appunto uno degli oggetti di tale menzogna, per cui, nelle pagine a colori e su carta pesante, essa si esaurisce nel Taj Mahal, nelle folle di Benares, nel profilo dell'Himalaja, e, al massimo, in qualche diseredato che ostenta i propri stracci accosciato su un marciapiede o curvo su un lavoro da sottosviluppato terzomondista.
Ancor più pericolosi e nocivi sono quei libri in cui l'oggetto sono le masse anonime, prese a pretesto per una selezione fotografica di intenti d'arte, per cui (pur trattandosi di immagini esteticamente splendide) tutto si riduce a una tipizzazione, e l'interesse concreto verso la realtà umana, storica e sociale viene annullato dai preponderanti valori formali, da leggersi in chiave di pura visibilità. Esempio assai notevole di tale pubblicistica è In China, di Eve Arnold (Hut-chinson, London), diviso in Paesaggio, Gente, Lavoro, Vita.

L'Europeo, 20 aprile 1981


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