2.4.14

In viaggio con Pietro Chiara. Santa Caterina del Sasso

Su "l'Espresso" nei primi anni Ottanta la rubrica di suggerimenti per brevi puntate nella provincia italiana (Viaggio a) ebbe curatori di grande qualità. Uno di loro fu Pietro Chiara, grande narratore dei luoghi. E' suo questo pezzo su una amena località del lago Maggiore con la storia di un beato mai canonizzato. (S.L.L.)
Fra Reno e Arolo, due paesetti sulla sponda lombarda del lago Maggiore, la costa si erge a strapiombo sulle acque per un tratto di poco più d'un chilometro, presentando al navigante che sale o scende il bacino verbanese una fronte rocciosa, che senza offrire un minimo di riva, scende a picco fino al suo basamento, collocato a 350 metri di profondità.
Un simile accidente geologico ha dato luogo a due miracoli: uno naturale costituito dal romantico aspetto di quella costiera rocciosa e incorniciata di verde, e l'altro soprannaturale, che è subito narrato. Lungo gli oscuri anni dell'XI secolo, un mercante lombardo che traversava il lago in barca tornando dal Piemonte, sorpreso sul far della notte da una grande burrasca, dovette far naufragio su quelle rocce. Abbrancato a un pietrone, gli riuscì di strapparsi all'abbraccio mortale delle onde e di ricoverarsi in una grotta. Rannicchiato in quell'antro, gli apparve la sua vita passata di poco scrupoloso uomo d'affari e di incallito peccatore, con lo spauracchio dell'inferno al quale era per il momento scampato. Prima di giorno aveva deciso: in quel luogo sarebbe rimasto fino alla morte, in qualità di eremita. Sopra un largo scalino a metà del dirupo si costruì una Porziuncola e visse in penitenza, nutrito scarsamente dai pescatori di passaggio. Era, quel mercante, colui che fu poi venerato come il Beato Alberto Besozzi, benché il suo nome non sia regolarmente iscritto fra quello dei beati e dei santi.
Il luogo, Santa Caterina del Sasso, fra i più incantevoli e selvaggi del lago Maggiore, è raggiungibile da Sesto Calende per la strada costiera orientale o per via d'acqua. Le costruzioni, che comprendono l'antica chiesa con la mummia del Beato, un conventino gotico e una minuscola osteria librata col suo portichetto rinascimentale sopra le acque, sono state di recente restaurate e rese nuovamente frequentabili, dopo aver pericolato per anni sopra l'abisso, tanto la roccia, ora armata di ferro e di cemento, si era fatta friabile. Ora vi si può scendere o salire senza pericolo, si può sostare sui passaggi dalla chiesa al convento o sotto il portichetto, dal quale l'occhio spazia su tutto il bacino centrale del Verbano, mostrando le isole Borromee che galleggiano verdissime nell'azzurro e la bianca catena del Sempione dove la Valle d'Ossola sfocia col suo fiume nel lago.


L'Espresso, 10 gennaio 1982

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