25.5.14

D’Artagnan e i moschettieri. La storia meglio dei romanzi (Daniela Fuganti)

1964. "I tre moschettieri" diventa un "musical" per la Biblioteca di Studio Uno.
Nella foto sono riconoscibili i membri del Quartetto Cetra e Nilla Pizzi
Percorrendo le sale del Museo dell’Armée di Parigi, che ospitano attualmente la seducente esposizione Mousquetaires!, si scopre che quando i residenti della parte settentrionale del Faubourg Saint Germain – quella più vicina alla riva sinistra della Senna – si vantano di vivere in appartamenti un tempo abitati dai famosi eroi di cappa e spada, dicono la pura verità: gli uomini, tradizionalmente giovanissimi guasconi, che facevano parte del corpo speciale del regio esercito creato da Luigi XIII nel 1622, divenuti leggendari grazie all’opera di Alexandre Dumas, erano in effetti alloggiati gratuitamente nei quartieri vicini al Louvre, per essere a disposizione del re in ogni evenienza.
Si trattava di una sorta di tassa in natura per i parigini della rive gauche, rassegnati tuttavia a convivere con i militari, che erano parte integrante della vita sociale di un’epoca in cui lo stato di guerra veniva considerato di ordinaria amministrazione, e i duelli – conformi alle regole d’Oltralpe dettate dal trattato di scherma del maestro d’armi senese Ridolfo Capo Ferro – erano all’ordine del giorno. «Abbiamo approfittato dell’opportunità inedita offertaci dalle recentissime scoperte archeologiche avvenute a Saint-Germain-en-Laye grazie agli scavi dall’Inrap (Institut national de recherches archéologiques préventives) – spiega il commissario dell’esposizione, Olivier Renaudeau – nel campo di addestramento della fortezza Saint-Sébastien, dove si allenavano le truppe della Maison du roi. Qui, per un anno (dal 1669 al 1670) i soldati, non solo moschettieri, si erano familiarizzati con le nuove tecniche di assedio ideate da Vauban in vista della guerra che Luigi XIV stava preparando contro gli olandesi. Gli scavi hanno permesso di esaminare la realtà materiale di questa società composita in un contesto particolare. Che mettiamo a confronto, in occasione della mostra, con le ricostruzioni di situazioni e personaggi scaturite dalla magia creativa di Alexandre Dumas, in uno spirito che gioca a mescolare realtà e finzione».
Ed è precisamente lo spirito del «Grande secolo», nel quale si svolgono le improbabili avventure dei prodi dal cappello blu e dalla croce d’argento, raccontate nei romanzi dello scrittore francese, che intriga il visitatore rapidamente coinvolto nel turbine di vicende e protagonisti descritti con verve nell’esposizione parigina. L’implacabile Richelieu e l’astuto Mazzarino sfilano accanto all’imprudente Anna d’Austria e all’elegante duca di Buckingham (l’insolente parvenu, come lo definisce Charles Dickens); il vanitoso Fouquet e la misteriosa Maschera di Ferro riconducono a episodi e fatti che, all’epoca, avevano fatto scalpore. Assistiamo alla presa della Rochelle, roccaforte protestante protetta dagli inglesi, e all’assedio di Maastricht – capolavoro della tecnica militare di Vauban, messa a punto proprio nel campo di addestramento della fortezza Saint-Sébastien, indagata dagli archeologi dell’Inrap – dove D’Artagnan aveva perso (inutilmente) la vita.
«Ho perduto D’Artagnan, nel quale avevo assoluta fiducia, e che mi era utile per tutto», scrive Luigi XIV alla moglie Maria Teresa d’Austria. Ma chi era il davvero D’Artagnan? Nato nel 1612, figlio del proprietario di un castelletto a Castelmore in Guascogna, aveva una madre di alto lignaggio, Françoise de Montesquiou d’Artagnan la cui famiglia era introdotta a corte. Luigi XIV, che lo conosceva fin dall’infanzia, gli affidava gli incarichi più spinosi. Come l’arresto di Fouquet, sovrintendente alle finanze accusato di essersi arricchito alle spalle del tesoro reale. Decisione presa dal Re Sole dopo il ricevimento oltraggiosamente fastoso che il potente ministro aveva osato organizzare in suo onore al castello di Vaux-le-Vicomte. Dopo l’arresto, D’Artagnan e Fouquet avranno occasione di frequentarsi e diventeranno quasi amici. Faranno fianco a fianco il viaggio fino alla fortezza di Pinerolo in Piemonte, località di destinazione dell’illustre prigioniero, dove incroceranno un altro detenuto eccellente dal viso coperto da una maschera di ferro e dall’identità mai rivelata. Secondo Voltaire, che si era appassionato all’enigma, si trattava del fratello gemello (o del fratellastro) di Luigi XIV, la cui esistenza metteva in pericolo i diritti dinastici del sovrano.
Trame, misteri, storie di spionaggio internazionale. Si scopre alla fine che i personaggi più inverosimili del romanzo di Dumas sono proprio i moschettieri. Per esempio, l’intrigo sentimentale fra la regina Anna d’Austria e il duca di Buckingham – nella mostra due ritratti eseguiti da Rubens danno un volto ai due amanti – fu una vicenda ben reale, ampiamente descritta da La Rochefoucauld nelle sue Memorie, intrecciata con affari di spionaggio internazionale ai quali non era estraneo lo stesso Rubens, diplomatico di professione oltre che celeberrimo pittore. I tentativi politici di strumentalizzare la leggerezza regale nel famoso intrigo dei dodici ferretti in diamanti offerti da Anna al duca inglese da parte di Richelieu (segretamente innamorato della sovrana, secondo La Rochefoucauld), al fine di screditare la regina agli occhi del consorte Luigi XIII, ed assicurarsi un maggior potere presso di lui, si incarnano nella figura di due donne: una, vera, la contessa di Carlisle, ingaggiata come spia dal Cardinale per sorvegliare la regina, e l’altra, scaturita dall’immaginazione di Dumas, la celebre Milady.
Dove finisce la realtà? Dove comincia la fantasia? L’esposizione parigina sembra suggerire che la Storia rimane la più straordinaria e la più incredibile delle finzioni.

La Stampa, 04/05/2014

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