26.5.14

“Mano morta”? In Giappone più viva che mai (Silvio Piersanti)

Articolo non nuovissimo, di quasi un anno fa, ma non pare che la situazione sia di molto cambiata. (S.L.L.)

TOKYO. La «mano morta» è più viva che mai in Giappone. Nel Paese dove non ci si da la mano perché è un contatto troppo intimo, le mani (altrui) te le puoi ritrovare addosso con sconcertante facilità. La rete di trasporto più lodata al mondo, la metropolitana, diventa nelle ore di punta una trappola per le ragazze di scuola media e liceo: tra i viaggiatori stipati come sardine, subiscono umilianti palpeggiamenti senza poter reagire.
Una recente indagine ha accertato che circa il 70 per cento delle studentesse sono state importunate almeno una volta da chikan (letteralmente, uomo stupido). I chikan sono cosi numerosi che molte scuole femminili hanno fatto in questi giorni una richiesta ufficiale sottoscritta da migliaia di insegnanti e genitori perché siano approntate carrozze per sole donne in prossimità delle ore di inizio e fine delle lezioni. Alcune sono già in funzione sulle linee più frequentate. Qualche insegnante ha suggerito alle allieve di viaggiare vicino alle porte per potersi sottrarre al palpeggiamento scendendo alla prima stazione. Altri consigliano di portare uno spillo con cui impartire leggere punzecchiature e segnalare il non gradimento.
La polizia arresta ogni anno in media 5.000 chikan, indicati dalle vittime. Ma la capillare campagna nazionale anti-chikan non sembra frenare l'attività delle «mani morte». Anche perché se il caso arriva davanti a una corte, trova in genere giudici di manica molto larga: l'imputato viene rimandato a casa dopo una lavata di testa. Con eccezioni: come nella vicenda vera narrata nel film Io non l'ho proprio fatto del regista Masayuki Suo, in cui il protagonista, accusato di aver molestato una ragazza sul metrò, impiega 5 anni per ottenere piena assoluzione. (Suo è molto famoso per Shall We Dance?, a cui ha fatto seguito il remake americano con Richard Gere e Jennifer Lopez).
Il fenomeno è così radicato nell'immaginario maschile giapponese che fanno affari d'oro i caffè dove si riproduce l'ambiente di una affollata carrozza di metropolitana in cui il cliente, dopo aver sborsato l'equivalente di 50 euro, può allungare le mani su seni, fianchi e natiche di una dipendente del locale, vestita da liceale, che sta in piedi immobile, dandogli le spalle Vietatissimo mettere le mani sotto la minigonna della «passeggera»: si violerebbe la legge che stabilisce i confini tra erotismo e pornografia: permesso il primo, vietata la seconda.


Il venerdì di Repubblica, 28 giugno 2013  

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