26.5.14

La poesia del lunedì. Camillo Sbarbaro (1888-1967)

Camillo Sbarbaro nel 1910
Torbidità
Nel mio povero sangue qualche volta
fermentano gli oscuri desideri.
Vado per la città solo la notte:
e l'odore dei fondaci al ricordo
vince l'odor dell'erba sotto il sole.

Rasento le miriadi degli esseri
sigillati in se stessi come tombe.
E batto a porte sconosciute, salgo
scale consunte da generazioni.
La femmina che aspetta sulla porta
l'ubbriaco che rece contro il muro
guardo con occhi di fraternità.
E certe volte subito trasalgono
nell'andito malcerto, in capo a cui
occhi di sangue paiono i fanali,
le mie nari che fiutano il delitto.

Mi cresce dentro l'ansia di morire
senza avere il godibile goduto
senza avere il soffribile sofferto.
La volontà mi prende di gettare
come un ingombro inutile il mio nome.
Con per compagna la Perdizione
a cuor leggero andarmene pel mondo.


“Lacerba”,1913, I, 12, poi in “La cultura italiana attraverso le riviste”, Vol.IV

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