28.6.14

"Comu voli Diu". Paradossi siciliani (S.L.L.)

Rosa Balistreri
Espressioni del tipo “come Dio vuole” o “come Dio comanda” in continente, specialmente nel Centro Italia, indicano una cosa ben fatta, le asole cucite con cura meticolosa, la coratella cucinata secondo le migliori tradizioni, le lasagne della domenica tirate a mano, il lavoro artigianale a regola d'arte. Al mio paese, come in altri della Sicilia, “comu voli Diu” è, al contrario, una cosa fatta in fretta in furia, arraffazzonata, senza alcuna attenzione ai particolari. Una pasta al forno “comu voli Diu” manca di qualche ingrediente essenziale o è stata fatta bruciare, riparati “comu voli Diu” sono i calzoni che mostrano la pezza e un lavoro di muratura è “comu voli Diu” se presenta irregolarità o lascia presagire cedimenti.
Questo significato negativo dell'espressione deriva dai tradizionali costumi matrimoniali, che prevedevano nozze riparatrici quando vi fosse stato ratto o fuga d'amore. Può usarsi, a mo' d'illustrazione, un noto canto popolare che Rosa Balistreri ha fatto conoscere anche fuori dai confini della Sicilia: Mamma, vi l'aiu persu lu rispetto (“Mamma, ho perduto il rispetto per voi”). Canta una ragazza che dalla finestra ha fatto salire in camera sua l'innamorato e ora intende andar via con lui (“ni 'nni fuiemu dirittu dirittu”, ce ne fuggiamo dritti dritti). “Po' – aggiunge in stile formulare – comu voli Diu m'a maritari”, poi come vuole Dio dovrò sposarmi. Le nozze “come vuole Dio”, cui si convolava dopo la fuitina, erano in verità un matrimonio celebrato di prima mattina, quasi di nascosto, senza abito bianco, senza addobbi e fiori in chiesa, senza invitati e regali, senza mangiate e bevute per parenti e amici. Nel matrimonio “comu voli Diu” non c'era nulla, neanche l'omelia del parroco, e perciò non dava soddisfazione; ma poteva comportare qualche vantaggio. In particolare si evitava il trattenimento, che per il numero dei convitati generalmente alto comportava una spesa importante e veniva perciò chiamato spinnaglia. Accadeva così che tra i più poveri si organizzasse una finta fuitina proprio per ridurre al minimo la dote e le spese per il trattenimento, che nel mio paese toccavano alla famiglia della sposa e contribuivano alla rovina dei padri di molte figlie.
Il mutamento di costumi ha fatto sì che, mentre le cose fatte “comu voli Diu” restano tante in ogni campo (penso alle riforme operate dalla politica, tipo quella dell'età pensionabile con i suoi “esodati”), di nozze “comu voli Diu” non se ne celebrino più, stante la pratica, anche in Sicilia diffusissima, della “convivenza” senza matrimonio. Sopravvive il modo di dire, ma non c'è più traccia dell'usanza che lo ha originato.

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