4.6.14

Perché comunisti. Appello per l'iscrizione al PCI (Luigi Longo, 1966)

Luigi Longo
Questo testo era contenuto nel rotocalco mensile “I Comunisti”, diretto da Sandro Curzi, che veniva diffuso gratuitamente dal Pci tra gli attivisti e nelle sezioni più combattive, nel numero di novembre 1966, come appello per l'apertura del tesseramento 1967 e della campagna per il reclutamento di nuovi iscritti. A me l'argomentare di Longo, diretto ed efficace, sembra una realizzazione concreta di quella “semplicità difficile a farsi”, che secondo Brecht era l'essenza del comunismo. Considero il “postarlo” un contributo alla conoscenza dei comunisti italiani per com'erano, per come pensavano, parlavano e scrivevano, e non per le deformazioni e il fango interessatamente gettato su una storia di lavoratori e su un ideale di liberazione umana. Aggiungo, come considerazione personale e sentimentale, che a quell'appello risposi e che quella del 1967 fu la mia prima tessera del Pci (alla Fgci m'ero iscritto nel 1965). Benché in questo momento sia complicato trovarla e perfino cercarla, so che è ben conservata qui nella mia casa di Perugia, tra gli oggetti più cari della memoria. (S.L.L.)

Molti si chiedono cosa significa iscriversi al P.C.I., cosa significa diventare un militante attivo della causa del movimento operaio, diventare un protagonista della vita di una organizzazione di lotta per il socialismo. Iscriversi al Partito significa per l'operaio, per il contadino, per il tecnico uscire da una condizione immediata che lo rende oggetto passivo della politica delle classi dominanti per diventare protagonista attivo e cosciente di un movimento generale di lotta per il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e per la liberazione dell'uomo dallo sfruttamento.
L'operaio, il tecnico che il padrone vorrebbe chini sulle macchine, chiusi nel reparto; il contadino il cui orizzonte dovrebbe limitarsi ai confini del campicello, entrando nel Partito si sollevano al di sopra dei confini angusti del reparto, della fabbrica, del campo; il loro orizzonte si allarga a tutti i problemi della vita della società italiana e dell'organizzazione del mondo: diventano classe dirigente, discutono i problemi generali dell'uomo e della società.
Oggi in particolare, iscriversi al Partito comunista, significa combattere ogni forma di svuotamento della democrazia, di impoverimento della partecipazione attiva e diretta delle masse alle scelte generali della vita economica sociale e politica del paese; significa opporsi alla tendenza di far decidere tutto dall'alto, dal governo e dal sottogoverno; significa impedire che la democrazia perda vigore e diventi una finzione perdendo l'apporto indispensabile della presenza viva delle masse popolari.
Il rafforzamento del nostro Partito coincide, quindi, con la difesa e il rafforzamento della democrazia in generale, e con la difesa delle condizioni immediate, elementari di tutti coloro che vivono del proprio lavoro.
Iscriversi al nostro partito significa anche, in questo momento particolare, mettersi a fianco dei gloriosi combattenti del Vietnam, significa scegliere la forza di pace più conseguente, significa quindi rinnovare la propria scelta internazionalista per la pace e la libertà dei popoli. Mentre il mondo ancora una volta è sull'orlo dell'abisso di una nuova guerra, mentre nel Vietnam gli imperialisti americani mitragliano, torturano, uccidono uomini e donne, vecchi e bambini, i comunisti sentono che ancora una volta spetta a loro assumersi la responsabilità di difendere la pace, le sorti della civiltà umana e della dignità dei popoli.
Noi comunisti ci rivolgiamo quindi a tutti gli uomini offesi e colpiti da una società nemica, a tutti chiediamo un comune impegno ideale e politico per la costruzione di una società nuova e per l'edificazione di un nuovo ordine internazionale in cui siano eliminati la rapina, lo sfruttamento dei popoli, l'arbitrio e l'umiliazione dell'uomo.
A tutti vogliamo infondere la fiducia e la certezza che le cose possono cambiare, che è possibile costruire una società nuova, in cui l'uomo divenga signore della società e della natura, utilizzi la scienza e la tecnica e non ne sia strumento e schiavo. Ma tutto ciò non viene da solo: l'avvenire — noi lo sappiamo — si conquista e si costruisce con l'azione e la lotta di ogni giorno. Si conquista solo se siamo in molti, se siamo uniti, se l'intelligenza, la volontà e le aspirazioni di ognuno di noi si traducono in azione politica e lotta collettiva, se il partito riesce ogni giorno a farsi animatore dell'azione unitaria delle masse.
Dico queste cose che, forse, potranno sembrare superflue, ma non lo sono. L'avversario nostro cerca oggi, con ogni mezzo, profittando delle asprezze e difficoltà che le forze del progresso e della pace devono affrontare, di seminare sfiducia, stanchezza, rinuncia all'azione organizzata. A questo attacco dell'avversario rispondiamo con la nostra presenza, con la lotta di chi non disarma, ricordando, non solo la necessità delle battaglie sulle rivendicazioni immediate, ma, anche, l'indissolubile legame che esiste tra queste e la prospettiva più generale di una società più giusta, più libera, più umana.

"I Comunisti", Anno II n.5, novembre 1966

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